Nell’abbondante narrazione relativa all’espansionismo islamista in Europa, ricorrono spesso due elementi spesso sottovalutati sia a livello analitico sia anche nel più ampio campo dell’Intelligence. Stiamo parlando di due differenti tecniche poste in atto nell’ambito di una più larga strategia studiata a tavolino dalla Fratellanza musulmana ai fini dell’opera di espansionismo in Occidente, fine ultimo dai fanatici islamisti. In primis il “Red herring”, traducibile in italiano come un elemento idoneo a sviare l’attenzione dal vero obiettivo. Semplificando in termini pratici si potrebbe parlare più semplicemente di “diversivo”, allorquando ci si riferisce ad un’operazione più strettamente operativa, ma nel caso specifico tratteremo di “soggetti” selezionati per sviare le attenzione degli organi informativi da personaggi ben più determinanti per i fini dell’organizzazione.
Tale ipotesi pare ben confortata dalle semplici notizie ottenute per tramite della branca denominata “Osint”, ovvero Open source intelligence. Quotidianamente, infatti, ci confrontiamo con il mondo virtuale dei social network, dei vari tools, dei servizi di messaggistica istantanea, degli articoli di stampa o degli organi di informazione ufficiali e dalla consultazione di tali fonti, giungiamo a comporre un puzzle che, a sua volta, soddisfa i requisiti per l’ottenimento di un risultato tangibile a seconda delle nostre finalità.
Ma per tali fini, non si ricorre unicamente ai moderni strumenti tecnologici. Anche banali conversazioni con soggetti ritenuti utili a fornire un supporto all’ipotesi sviluppata, possono confortare o meno quanto già ottenuto, così come la visione di semplici talk show televisivi, podcast o canali applicazione sulla falsariga di YouTube o Tik tok.
Per tutte le finalità descritte, l’avversario si avvale di un Sock puppet, un’identità falsa creata online da una persona reale per ingannare, manipolare o sostenere se stessa fingendo di essere qualcun altro, questo nell’ambito del web che, a sua volta, è indirizzato alla manipolazione di innumerevoli soggetti che operano nel campo dell’informazione pubblica che inconsciamente pensano di avere ottenuto una sorta di “scoop”.
La pressione cognitiva esercitata dagli organi di informazione sul pubblico è pressoché devastante e comporta un ricircolo di notizie completamente o parzialmente infondate ed a conclusioni affrettate.
Troppo spesso nell’ambito del contrasto all’ideologia islamista, abbiamo assistito ad operazioni di polizia affrettate, ad indagini senza costrutto che hanno indotto gli organi giudicanti ad altrettanto superficiali analisi di quanto raccolto dagli investigatori e, di conseguenza, a processi terminati con la completa assoluzione degli indagati.
Ma proprio a tali fini si rivela la sostanziale utilità degli “specchietti per le allodole” o, come abbiamo meglio definito, dei “Red herring” che, nel frattempo, avranno provveduto a fornire continuità di azione ai reali protagonisti di traffici, reclutamenti, raccolte fondi, creazione di cellule operative e quant’altro.
Pertanto, a titolo precauzionale, è bene procedere con cautela nella valutazione delle notizie raccolte, accertandosi prima di tutto della reale identità della fonte e, successivamente, all’incrocio dei risultati ottenuti anche tramite altre tecnologie ben note agli operatori siano essi addetti alle investigazioni, analisti o giornalisti.
Sono molteplici i casi in cui l’attenzione si è focalizzata su esponenti del mondo islamista che ben si prestavano al ruolo descritto con dichiarazioni pubbliche spinte a visioni estremizzate, a induzione nel compiere atti illeciti, a conversioni di massa, e quant’altro.
Questi potrebbero adattarsi ad una punta di iceberg laddove la specifica conformazione di questo, ben si presta ad altri ulteriori livelli di “copertura”.
Figure di prim’ordine che, soprattutto negli ultimi mesi, sono emerse all’attenzione dell’opinione pubblica poiché additati di essere dei capi-popolo, degli agitatori, dei sostenitori del terrorismo, e per questo perseguiti dagli investigatori delle forze di polizia, hanno comunque raggiunto il loro obiettivo: quello di creare una rete di sostegno e solidarietà utile alle loro finalità.
Se è bene non sottovalutare tali figure, è altrettanto utile allargare il campo visivo a quanto di ben più concreto può svilupparsi nel sommerso, sebbene comunque connesso ai soggetti segnalati.
Differente dal descritto “Red herring”, il metodo dello “Bait and switch”, ovvero la tecnica per attirare qualcuno con una promessa, o un credo, falsi o fuorvianti, siano essi quelli di un fine politico, religioso o più semplicemente un senso di coinvolgimento nel mondo sommerso dell’Intelligence.
In questo campo possono rientrare le fonti disturbate. Si tratta di individui che, pur non appartenendo formalmente ad alcun servizio di intelligence, agiscono come se lo fossero, assumendo atteggiamenti, linguaggi, posture e abitudini proprie del mondo operativo, ma in modo distorto e auto-referenziale.
É comunque bene chiarire che buona parte dei servizi di intelligence mondiali dispongono di un effettiva rete informativa più o meno sommersa che si avvale di semplici cittadini se non di personaggi inseriti nel campo dell’informazione, dell’economia, della politica. Si pensi ai Sayanin, ebrei delle varie diaspore che prestano la loro collaborazione alle agenzie di sicurezza israeliane pur senza un’effettiva remunerazione, ma anche alla controparte iraniana composta da hamkār-e ettelāʿāt (collaboratori di intelligence) connessi al Mois e all’Irgc.
Il rischio derivante da questi soggetti, al pari degli “specchietti per le allodole”, è quello di creare reti di inconsci collaboratori al fine di ottenere una mole di informazioni da utilizzare per fini completamente differenti dal contesto al quale dichiarano, più o meno formalmente, di appartenere, e dalle finalità per le quali lavorano.
Al di là dei soggetti che attuano l’incarnazione più o meno corrispondente alla figura di un “Agente operativo” con conseguenti comportamenti coerenti con disturbi della personalità a componente narcisistica, paranoide o istrionica , perciò da ritenere relativamente pericolosi, esistono tuttavia individui selezionati ad hoc per svolgere tale descritto ruolo al fine di manipolare e, di conseguenza coinvolgere soggetti facilmente suggestionabili, creando così una rete dedita all’opera di disinformazione nella realtà sociale nella quale si opera.
Il progetto di espandere un pensiero contorto o banalmente errato, comporta dei rischi relativi per “il sedicente operatore” selezionato, poiché, in qualsivoglia sede di interrogatorio se non addirittura processuale, potrà giovarsi delle attenuanti indotte da “infermità mentale”, dall’“avere agito senza finalità di lucro” o, molto più semplicemente, per avere agito per mero scopo ludico o per ingraziarsi i favori o il compiacimento di interlocutori di interesse.
Ma sono ben superiori i rischi che tali soggetti inducono nel campo della sicurezza. Si pensi solo ad una distrazione di forze da una delicata “operazione in atto” che ne vengano distolte per accertare la più o meno reale appartenenza del sedicente “Agente operativo” a servizi segreti ostili o ad organizzazioni terroristiche.
A questo punto si assiste ad un proliferare di illazioni, sospetti, semplici “dicerie” a fronte delle quali, in ogni caso, si dedica del tempo prezioso per arrivare ad un risultato tanto tangibile quanto futile.
La reale pericolosità di tali soggetti è di per sé assai relativa se non si consideri che i medesimi possano effettivamente essere parte integrante di un reale sistema di manipolazione delle menti che intenda espandere progressivamente il controllo di decine di inconsci adepti.
Non sono certo rari i casi di “agenti doppi” accertati durante gli scorsi decenni, figure non certo ambigue, anzi, molti tra loro ricoprivano cariche pubbliche, anche all’interno degli stessi apparati di intelligence.
É perciò basilare sviluppare un pensiero più ampio che prescinda da interpretazioni superficiali su uno specifico soggetto e che si concentri più sulle eventuali motivazioni finalità del medesimo piuttosto che sulle reti intessute che, riflettendoci, potrebbero risultare semplicemente innocue.
