La rivoluzione digitale è arrivata e con essa le nuove professioni del futuro. L’offerta di tecnologia sta rivoluzionando la nostra quotidianità. Nel 2025, la metà dei lavori che attualmente conosciamo smetteranno di esistere.
Questo non vale soltanto per i lavori manuali ma anche per le professioni intellettuali che sempre più verranno supportate o, peggio, sostituite dall’intelligenza artificiale. E allora cosa fare? Mettersi le mani nei capelli e iniziare a strepitare contro il progresso tecnologico o cavalcare il cambiamento e fare le giuste scelte a partire da oggi?
È stato ipotizzato che un singolo robot rimpiazzerà sei posti di lavoro, ma in pochi si ricordano che è altrettanto vero che verranno create nuove figure professionali ed è per questo che per i nuovi incarichi occorrerà formarsi e acquisire competenze o skills digitali e, soprattutto, sarà necessario un continuo aggiornamento. Lo studio delle nuove tecnologie rappresenterà un’attività che ci accompagnerà per tutto il corso della vita.
Ne parliamo con Antonio Venece, fondatore e direttore della Geeks Academy di Roma, scuola di alta formazione specialistica in Cybersecurity.
Direttore, quali sono le nuove frontiere dell’era digitale?
“Non basterà certamente sviluppare competenze tecniche o specializzarsi in un solo ambito di competenza ma occorrerà trasversalità, e quindi sarà indispensabile acquisire anche le cosiddette soft skills. È in quest’ottica di sviluppo sempre più proteso verso il digitale e le soft skills si inserisce la figura del Geek che, grazie alle abilità informatiche, è un professionista richiesto e stimato, al punto che il suo essere diverso si è ormai spogliato di quel sentore di isolamento che aveva in passato ed è diventato sinonimo di successo ed esclusività. E’ per questa ragione che ho fondato la scuola di alta formazione dei Geeks con la missione di creare il network italiano di formazione digitale. Già nel 2015 Unioncamere aveva reso nota la grande difficoltà incontrata dalle aziende italiane nel procacciarsi lavoratori con competenze informatiche e digitalmente preparati. Lo stesso anno il fabbisogno di analisti software restava scoperto nel 38% delle offerte di lavoro. Oggi questa difficoltà è aumentata e si avvia verso il 50%, e secondo l’Unione Europea è destinata a crescere: nel 2020 mancheranno in Europa circa un milione di lavoratori del settore ICT.Se poi pensiamo che la disoccupazione in Italia tra i giovani sotto i 25 anni è ancora intorno al 33%, diventa facile comprendere la necessità di una risposta convinta alla domanda: come modellare i percorsi di formazione in modo che siano adeguati alle tecnologie che si stanno imponendo sul mercato e accessibili a tutti coloro che hanno passione e motivazione ma non hanno i titoli accademici?”.
Quali sono le aree di competenza specialistica in cui suggerirebbe la formazione di quanti si approcciano alla materia?
“Ritengo che siano quattro le principali aree di specializzazione che più sono spendibili sul mercato: Cybersecurity, Big Data, Coding e Gaming. Il bacino dei miei studenti è incredibilmente variegato in termini di età e background. Ci sono neo diplomati, ma anche sistemisti di mezza età che hanno deciso di reinventarsi, così come laureati in filosofia e professionisti nel campo della medicina. Perché è importante dirlo: chiunque abbia passione e motivazione può aspirare a lavorare nelle nuove tecnologie in cui il placement nel mondo del lavoro ha un’alta percentuale”.