L’immediato scenario politico, tra ipotesi di governi di scopo, governo a due con Movimento Cinque Stelle e Lega o ritorno alle urne. Questi (e molti altri) sono i temi che oggi Simone Santucci affronta con due ospiti d’eccezione come Marco Romano, direttore del Giornale di Sicilia dopo una lunga carriera all’interno dello stesso quotidiano dalla cronaca politica alla vicedirezione, e Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Dubbio, già direttore di Liberazione e vicedirettore de L’Unità.
Governo M5S-Lega o nuovo voto. Secondo voi sono questi gli scenari più probabili oppure ci sarebbe spazio per una “terza via”?
M.R. La terza via potrebbe essere proprio l’unione delle prime due: un governo M5S-Lega per andare presto a un nuovo voto. In fondo sono i due partiti ai quali tornare alle urne – con una legge meno disgraziata del Rosatellum – conviene di più, in una sorta di ballottaggio finale con tutti gli altri a far da comparse.
P.S. Non vedo altre soluzioni. Lo schieramento populista ha vinto e ora dovrebbe sentire il dovere di governare. Differenze di programma? Non sono così grandi, si risolvono, anche perché c’è una impostazione comune. Il problema più grande è quello di scegliere un premier che soddisfi tutti e due i partiti. Se non lo troveranno, torneremo alle urne.
Il c.d. “Governo di scopo”, sostenuto da un ampio schieramento parlamentare, è davvero una via praticabile oppure si tratta di una ipotesi prettamente giornalistica?
M.R. Conoscendo il pragmatismo politico di Mattarella, è tutt’altro che un’ipotesi remota. Ma il “tutti insieme” oggi fa gola più agli sconfitti – Forza Italia e Pd – che ai vincitori e finirebbe forse per rappresentare proprio per questo motivo un ostacolo a quello “scopo” per il quale sarebbe stato messo in piedi.
P.S. E’ una ipotesi giornalistica. Il Pd non governerà mai con la Lega e Forza Italia non governerà coi 5Stelle.
La sconfitta del Pd, dati e libri di storia alla mano, rappresentano davvero la più grande sconfitta della sinistra dal ‘48 a oggi?
M.R. Dovremmo discutere prima del sillogismo Pd-sinistra: un partito che imbarca Casini e qualche transfuga forzista e in cui l’ossatura popolare-democristiana appare quella più radicata, può essere considerato di sinistra più per esigenze bipolari che per reale consistenza ideologica. Detto questo, le sconfitte dal ’48 sono state talmente tante e variegate, che si fa fatica a metterle in ordine.
P.S. Si, indubbiamente. Tutta la sinistra europea sta attraversando una crisi devastante. Manca di progetto, di punto di vista e di capacità di manovra. Rischia di scomparire per un lungo periodo dalla scena della grande politica.
Se doveste scommettere su un ritorno anticipato alle urne con quale tipo di legge elettorale pensate gli italiani saranno chiamati al voto?
M.R. Urge tornare a un reale sistema elettorale maggioritario. Che garantisca a chi vince di governare, senza dover elemosinare adesioni approssimative e raccogliticce. Potrebbe essere l’occasione giusta per rispolverare il tanto rimpianto Mattarellum. Che magari non spiacerebbe neanche al suo ispiratore, oggi chiamato alla più difficile e indecifrabile delle scelte…
P.S. Temo che si tornerà a votare con questa legge. L’unica via d’uscita sarebbe tenersi Gentiloni per qualche mese e incaricare il Parlamento di varare una nuova legge. Mi pare molto difficile però che si trovi un accordo per una legge che superi il problema dell’ingovernabilità senza violare le indicazioni proporzionaliste della Consulta. Temo che questa legge non esista in natura.