a cura di Marco Rocco
Trump, oltre ai dazi generalisti su alluminio e acciaio, vuole imporre tariffe specifiche sulle auto Ue, ovvero principalmente tedesche e francesi (visto che FCA ha il suo cuore negli States, sarà in gran parte immune da dette tariffe in entrata). Sta dunque emergendo la realtà delle cose: le aziende Usa fanno molta più fatica di quelle cinesi ed europee, ad esempio, ad esportare i propri beni all’estero per il solo fatto che ci sono molte più tariffe all’entrata in Ue e Cina di quanto recipricamente succede in Usa. La fonte di codesta valutazione è nientepopodimeno che il WTO. In maggior dettaglio, i dazi per le auto importate in Usa sono il 2.5% del valore, mentre quelli in entrata nell’Ue ammontano al 10% (quelle importate in Cina scontano invece il dazio del 25%!!!).
Da qui la posizione di Trump: una tassa di reciprocità sulle auto importate in Usa, stessi dazi in entrata, reciproci. Tutti sanno quanto sia difficile importare un’auto Usa in Europa; viceversa le auto europee fluiscono negli States con pochissimi aggravi anche burocratici. Fra poco ci sarà un netto correttivo, egalitario di principio.
Quanto esposto dovrebbe convincere del fatto che l’Europa semplicemente preferiva “i disastri fatti da Obama”, citando Fiamma Nirenstein, ossia un presidente incredibilmente attento agli interessi più globali che statunitensi. Alcuni ritengono addirittura che Obama sia stato in qualche modo diciamo “assunto” dall’Europa per fare non propriamente gli interessi del proprio paese, ossia per avvantaggiare nel caso i prodotti stranieri e tedeschi in particolare rispetto a quelli americani. La casualità che mezzo establishment Dem che conta, Chelsea Clinton, gli Obama (marito e moglie), anche l’ex direttore dell’Fbi Comey, siano tutti stati “assunti” per scrivere un libro – e pagati letteralmente a peso d’oro – proprio da editori tedeschi, sembra davvero troppo casuale.
Questi sono i fatti, che sembrano dare completa ragione a Trump (non vi dico cosa potrebbe succedere se gli Usa mettessero in discussione gli innegabili aiuti di stato concessi dall’Ue ad Airbus vs. Boeing, …).
Vi sembra corretto detto ragionamento? Vi sembra ammissibile che gli Usa da 25 anni accumulino deficit commerciali che stanno mandando sul lastrico le omologhe imprese Usa, a botte di 600-800 miliardi di dollari annui? E soprattutto, vi sembra sostenibile che gli Usa possano continuare a fare lo stesso anche in futuro? Semplicemente no, è insostenibile. A meno che gli Usa decidano di fallire.
Appunto, Trump è stato eletto per evitare il fallimento economico di Washington. Il problema è che se gli Usa, anche solo dimezzassero il loro deficit commerciale, ci sarebbero centinaia di miliardi di beni soprattutto cinesi e tedeschi invenduti nel mondo. Ossia, ben si capisce perché esiste un asse Pechino-Berlino contrario agli Usa di Trump.
Solo questione di soldi ed interessi
Certo, il problema sta nel fatto che proprio la Germania non vuole accettare una svalutazione del dollaro contro euro, che risolverebbe il problema in ambito di libero mercato. La verità è che la Germania può anche aver ragione in quanto una forte discesa del dollaro farebbe sì male all’economia tedesca, ma letteralmente ucciderebbe quella dei paesi euro periferici, l’economia italiana in particolare, costringendola o a fare crack o ad uscire dalla moneta unica.
Il problema non è solo strutturale, peggio, è irrisolvibile: l’euro è troppo forte per i periferici ma è troppo debole per la Germania, che approfitta della mera presenza dei paesi euro deboli nella compagine della moneta unica per accumulare enormi surplus commerciali a danno anche dei competitori americani. Forse ora si capisce il motivo della decisione strategica degli ultimi 15 anni di ampliare il più possibile la partecipazione all’euro autorizzando l’adesione al maggior numero di paesi europei, anche secondari. Appunto, ad esempio oggi l’Albania fuori dalla moneta unica cresce molto di più dell’Italia, solo un’apparente assurdità.
Da qui la reazione – razionale – di Trump. Purtroppo oltregottardo ritengono dovuto il privilegio dell’euro, fregandosene del fatto che lo status quo eurico stia mettendo alla fame la Grecia e a breve anche l’Italia, in perseveranza dell’austerità euroimposta.
È solo questione di tempo prima che Trump si scagli direttamente contro l’euro come istituzione, ovvero contro la radice dei problemi che il presidente Usa sta cercando di combattere in modo poco ortodosso con i dazi. In tale contesto va considerato che la Penisola resta cruciale per l’apparato militare Usa in chiave Europa, Nordafrica e Medio Oriente. Dunque, si ritiene che gli States non potranno accettare un fallimento italico o, peggio, un allinemento di Roma agli interessi tedeschi e francesi invece che a quelli americani. Da qui la necessita di azioni specifiche in loco (…).
Visto che sembra ormai certo che Trump non mollerà l’osso, vedremo se Berlino assieme a Parigi farà mosse conclamate finalizzate a difesa del proprio lebensraum incentrato nell’euro, confrontandosi non solo con gli Usa ma anche intervenendo direttamente in paesi terzi con il fine di evitare la fine dell’Ue (ovvero l’uscita di qualche paese dall’euro, ad es. l’Italia). Mezza Europa sta aspettando che ciò accada, per passare alla pagina successiva.