Dalle “paure” della Murgia ai calci in testa al carabiniere, questo “dagli alla divisa” sta prendendo una china pericolosa.
Violenza verbale e fisica.
E c’è odio dietro questa violenza. Perché devi odiarlo un essere umano, devi odiare ciò che rappresenta per gettarlo a terra, toglierli il casco e prenderlo a calci.
È quanto accaduto, la scorsa settimana, a Montecitorio, al carabiniere aggredito durante il sit-in dei Cobas.
I manifestanti quando hanno saputo che il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, non avrebbe ricevuto la loro delegazione hanno dato in escandescenza. Calci, pugni, sputi e spintoni agli uomini delle forze dell’ordine costretti a una carica di alleggerimento. E ad avere la peggio quel carabiniere finito a terra.
E allo stesso modo, con la stessa intensità, devi odiare quel poliziotto a cui intenzionalmente decidi di spezzare la mano. Come è accaduto a Milano, dove due algerini fermati dagli agenti, si sono scagliati brutalmente verso di loro, devastando la volante e arrivando a provocare la frattura di una mano ad uno dei due poliziotti.
Un odio pericoloso quello verso i servitori dello Stato. Che ricorda anni bui. Quando gli uomini in divisa finivano quasi quotidianamente nel mirino dei terroristi. Altri tempi, vero, altro odio.
Ma la tensione si sta alzando.
La rabbia scatenata dalla crisi economica dovuta alla pandemia e la gestione discutibile dell’emergenza sanitaria non bastano a spiegare l’escalation di aggressioni nei confronti degli uomini delle forze dell’ordine. E neanche le politiche che tollerano, anzi talvolta pare proprio siano volte a promuovere l’immigrazione incontrollata nel nostro Paese.
No, c’è di più. C’è un lassismo pericoloso verso gli autori di queste aggressioni. C’è il vuoto di uno Stato che non sa, o forse peggio, non vuole tutelare chi ci tutela.
E poi ci sono le anime belle, i leoni da tastiera sui social, anche volti noti, che sputano odio, innescano pericolosi cortocircuiti contro i servitori dello Stato.
“Polizia fascista”.
Postano, twittano e vanno di like. E giù veleno.
Poi c’è anche chi, come la scrittrice sarda Michela Murgia, dice di “spaventarsi davanti alle divise”. Nello specifico la ” ragazzotta” prese paura alla vista di quella del generale Figliuolo, al quale Draghi ha affidato la gestione dell’emergenza Covid.
Generale, che secondo la Murgia, non dovrebbe presentarsi in TV in divisa, perché evocherebbe regimi totalitari.
Benedetta ragazza, come dovrebbe presentarsi per compiacerla? In tutù? O con un maglioncino girocollo stile Arcuri, l’omino di Conte che tanta sicurezza e tante certezze ci ha lasciato?
Baggianate quelle della Murgia, che possono però infiammare animi facili a prendere fuoco. E sobillare menti esasperate dai giorni difficili che il nostro Paese sta vivendo.
E fioccano le aggressioni, episodi di violenza sempre più frequenti.
“Atti di vigliaccheria, verso chi garantisce la sicurezza dei cittadini tutti i giorni. Come quello avvenuto a Montecitorio dove i manifestanti, in piazza contro il governo, nonostante il collega fosse già a terra, gli hanno tolto il casco e poi lo hanno colpito con calci alla testa. Un atto vile che nulla ha a che fare con le ragioni della protesta. Le sue condizioni per fortuna non sono risultate gravi, ma non ha fatto ritorno a casa dai suoi cari, ma ha fatto ingresso in ospedale. Questo non dovrebbe mai accadere. Siamo stanchi di subire le violenze di malfattori che nelle piazze sfogano l’odio verso la divisa”. Così, sull’episodio di Roma, Davide Satta, segretario generale aggiunto dell’Unione sindacale italiana carabinieri (Usic).
Odio dietro questi atti di violenza, verso gli uomini delle forze dell’ordine, sicuramente. Ma anche la tolleranza di una certa parte politica che è inaccettabile.
Ma sentimenti di rispetto e gratitudine verso la divisa sono ancora vivi e presenti nel nostro Paese.
“Grazie di tutto e per tutto generale Figliuolo. Siamo orgogliosi di lei, della divisa che porta e di quello che lei e gli uomini come lei hanno fatto per i popoli più massacrati nel mondo”, così Rita Dalla Chiesa, senza se e senza ma.
Parole che sottoscriviamo. Anche le virgole.
E la Murgia, per le sue ” paure”, dia retta, si trovi uno bravo.
Che qui in Italia, in questo momento, tra vaccini e ripresa economica abbiamo altro da fare che pensare a lei.