I servizi segreti iracheni, in collaborazione con la Cia, hanno eliminato mercoledì scorso a Kirkuk il vice capo dello Stato islamico, Wali Jabbar Salman Ali Ali-Issawi, alias Abu Yasser, alias Abu Abdullah Al-Hafez. Lo ha annunciato il Primo ministro iracheno, Mustafa Al-Khadhimi, in una conferenza stampa tenutasi a Baghdad. “In un’operazione di intelligence di alta qualità – ha dichiarato – abbiamo eliminato Abu Yasser Al-Issawi, leader del Daesh in Iraq, considerato vice capo dell’organizzazione guidata da Abu Ibrahim al-Hashimi al Qardash al-Qurashi”.
L’eliminazione di Abu Yaser Al-Issawi e di altri 10 comandanti locali dell’Isis, è stata resa possibile da un’azione delle forze speciali irachene portata a termine nell’area di Kirkuk, in coordinamento con le Forze statunitensi a capo dell’alleanza anti-Califfato, che hanno effettuato alcuni raid aerei “preparatori” all’incursione dei militari di Baghdad.
La scalata al gruppo terroristico da parte del vice capo dello Stato islamico
Jabbar al-Issawi, nato nella regione occidentale irachena di Fallujah, era stato identificato nel 2020 dagli analisti di intelligence come il più alto funzionario Isis del Paese. La scalata nelle gerarchie del Daesh è stata ottenuta grazie alle esperienze maturate sui vari campi di battaglia, dalla Siria all’Iraq, dove si è distinto grazie alle sue doti di combattente e capo militare.
Il premier iracheno, nel dare l’annuncio dell’operazione portata a termine, ha tenuto a precisare che “abbiamo promesso e mantenuto. Ho dato la mia parola di perseguire i terroristi di Daesh e abbiamo dato loro una risposta possente”.
Questo in risposta all’attacco condotto la scorsa settimana da due attentatori suicidi nel centro di Baghdad che aveva provocato la morte di 32 persone e il ferimento di almeno altre cento. L’attentato era stato rivendicato dall’Isis con una dichiarazione dell’agenzia “al Amaq”,
L’azione degli jihadisti dello Stato Islamico, è stata la prima dopo tre anni di relativa calma, sul fronte degli attentati, almeno nei centri urbani dell’Iraq. Le autorità irachene avevano dichiarato che l’attacco era un possibile segno della ripresa del gruppo dopo la sua sconfitta militare nel 2017. Gli attacchi suicidi contro obiettivi civili erano una tattica quasi quotidiana degli insorti, principalmente musulmani sunniti, durante l’occupazione statunitense dell’Iraq dopo l’invasione che ha rovesciato il regime di Saddam Hussein nel 2003.
Numerosi miliziani, impegnati nella guerra di liberazione dell’Iraq, sono stati poi reclutati nelle fila dello Stato Islamico.
Nel 2017, tuttavia, l’alleanza guidata dagli Usa ha di fatto sconfitto le forze del Califfato liberando i territori infestati dai miliziani di Abu Bakr al Baghdadi. Lo stesso Califfo è stato eliminato durante un raid statunitense condotto in Siria nel 2019. Da allora, le azioni dei miliziani dello Stato islamico, sono drasticamente diminuite, almeno nel Paese mediorientale, ma numerose cellule di combattenti hanno continuato a condurre sporadici raid nelle zone montuose e desertiche, oltre che decentrarsi verso il Maghreb e i Paesi asiatici, dove hanno stabilito nuove basi per dare continuità ai dettami del Califfato islamico globale imposti dalla Sha’aria.