Israele attacca l’Iran: il grande inganno che fa tremare Teheran.
Cosa si nasconde dietro un attacco contro un nemico che, di fatto, non si difende? É quello che si chiedono gli analisti di tutto il mondo tentando di fornire utili interpretazioni all’operazione “Rising Lion” in fase di attuazione da parte di Israele. Nella giornata di oggi abbiamo assistito ad un proliferare di illazioni, supportate da foto e video che evidenziavano gli obiettivi neutralizzati, le infiltrazioni del Mossad, il contrattacco iraniano rintuzzato sul nascere, l’eliminazione chirurgica di 3/4 dell’establishment militare e di intelligence di Teheran. Il tutto condito da proclami di Pezeskian e Khamenei tendenti a minimizzare l’accaduto e volti a rassicurare il popolo sul sicuro riscatto contro i “sionisti”.
Propongo di iniziare da basi concrete. Lo Stato di Israele, nel corso della sua seppur breve storia, si è trovato suo malgrado coinvolto in ben 11 conflitti di aggressione da parte di forze preponderanti. Ebbene, il piccolo, neonato Stato, ne è sempre uscito vincitore, non senza perdite, ma con la consapevolezza di poter fare fronte in qualsiasi momento ed in ogni scenario ad ulteriori tentativi di aggressione. I tre servizi di Intelligence israeliani, l’AMAN, lo Shin Bet e Mossad, nel tempo hanno consolidato la loro superiorità sia a livello tecnologico che nel campo della raccolta di informazioni. Ebbene, è plausibile che il Jerusalem Post fornisca agli utenti un video di operatori del Mossad che lanciano droni contro i sistemi di intercettazione iraniani proprio da quei territori? É plausibile che le eminenti personalità del regime degli ayatollah siano stati eliminati dopo un’attenta e certa localizzazione senza provocare, per quanto possibile, vittime collaterali? Come è possibile che l’IDF abbia condotto più di 300 raid aviatori senza accusare neppure una perdita e senza alcun tentativo di abbattimento?
Questo prologo conduce a fornire una spiegazione plausibile degli eventi decorsi dalle 3.00 di questa notte e tutt’ora in divenire.
L’inganno e la disinformazione
Il Premier Netanyahu ha oggi ammesso pubblicamente che l’operazione “Rising Lion” era prevista per la fine del mese di aprile, ma l’inizio della fase operativa ha subito uno stop imprevisto per cause imprecisate… La realtà intendiamo romanzarla, anche con il preciso scopo di non rivelare particolari non divulgativi.
Dalla fine dello scorso anno alcuni gruppi di dissidenti, in accordo con sezioni operative di AMAN e Mossad, hanno contribuito a segnalare i movimenti quotidiani degli esponenti del regime, con servizi di osservazione e pedinamento quotidiani. Lo stesso schema è stato seguito per le basi militari e i siti nucleari, sebbene questi obiettivi siano ben visibili con una semplice consultazione di App in uso a tutti. Ma le squadre operative hanno fornito dettagli specifici sulla compatibilità di ordigni lanciati dall’IDF piuttosto che da esplosivi innescati sul posto e comandati da remoto. Nel contempo, le squadre del Mossad hanno provveduto ad una semplice manovra: rendere innocui i sistemi di intercettazione e localizzazione iraniani con sofisticate tecnologie e con l’applicazione di dissuasori volti a inertizzare eventuali azionamenti da parte dei militari iraniani.
Nel mese di aprile, quando tutto sembrava condurre ad un inizio delle operazioni, si è scoperta una falla che poteva mettere a rischio i team operativi, ovvero la scoperta di nuove basi protette e lo spostamento di nuove batterie mobili antimissile fornite dalla Russia. Solo all’inizio del mese di giugno il pericolo è stato scongiurato con l’applicazione di GPS ai vettori ruotati in movimento e la localizzazione dei comandi di intercettazione precedentemente non noti. A questo punto, le squadre operative sono tornate in Israele non prima di avere attivato i sistemi di localizzazione rendendoli controllabili da remoto e non senza avere filmato le operazioni rese pubbliche oggi…A questo punto, il governo di Gerusalemme ha allertato Libano, Siria e Iraq sui rischi di un loro intervento in favore di Teheran e, nel contempo, accordandosi con Amman per un’autorizzazione al sorvolo del territorio giordano da parte dell’IDF e sull’appoggio di re Abdullah in merito all’abbattimento di vettori ostili eventualmente in arrivo dal territorio iraniano.
Israele attacca l’Iran: il ruolo degli USA
Donald Trump, storicamente legato a Israele ed al suo Premier Netanyahu, ha mostrato una scaltrezza senza eguali, palesando una riapertura nei colloqui con Teheran e, addirittura, facendo intendere che avrebbe fornito il suo consenso al processo di “nuclearizzazione” iraniano in cambio dell’apertura ai commerci con il Paese asiatico. Tale mossa ha indotto il regime di Teheran a pensare ad un isolamento di Israele, ad un deciso calo del livello di allerta e all’inizio di una lunga serie di colloqui con i Paesi occidentali che nulla hanno fruttato se non dissuadere l’Establishment di Teheran da eventuali rischi di aggressione. In fondo “la guerra altro non è che la politica condotta con altri mezzi”, ma questo a Teheran non lo hanno preso in seria considerazione. Una risposta iraniana è comunque plausibile, ma non rappresenterebbe, comunque, una sorpresa. Shabbat Shalom!