Con l’estate ormai sempre più vicina, che porterà un’ondata di sbarchi dalla Libia sulle nostre coste con previsti numeri da record, l’Italia cerca di correre velocemente ai ripari per cercare di stabilizzare la crisi nel Paese nordafricano. Una lotta contro il tempo per cercare di arginare il più possibile il flusso di migranti che nei primi mesi dell’anno ha quasi raggiunto la soglia di 30mila disperati giunti dalla rotta del Mediterraneo fino alle coste italiane. E venerdì 21 aprile a Roma si è svolto uno storico incontro tra il presidente del Consiglio di Stato di Tripoli, Abdulrahman Swelhi e il presidente della Camera di Tobruk, Aghila Saleh. Un vertice fortemente voluto dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano, il cui intervento è stato apprezzato dai due esponenti libici che rappresentano rispettivamente la parte occidentale e orientale del Paese.
I colloqui a Roma
I colloqui sono stati cordiali, franchi e proficui e hanno affrontato numerose questioni riguardanti la vita quotidiana dei cittadini. I due rappresentanti hanno concordato sul fatto che raggiungere una soluzione pacifica ed equa di questioni molto rilevanti richiederà ulteriori incontri, focalizzati sugli interessi del Paese, sulla riconciliazione nazionale, sulla fine dello spargimento di sangue e sul ritorno di tutti i rifugiati e gli sfollati libici alle proprie case. E di incontri simili ce ne saranno ancora perché l’Italia, primo governo occidentale ad aver riaperto una propria ambasciata a Tripoli, è diventato nei fatti il Paese-guida per la risoluzione di una crisi che la vede esposta direttamente più di altre nazioni europee.
Il dossier libico anche al centro dell’incontro tra Gentiloni e Trump
E il dossier libico è stato l’argomento predominante anche dei colloqui tra il presidente Usa, Donald Trump e il premier Gentiloni volato a Washington nei giorni scorsi. Il presidente statunitense, almeno per ora, ha smentito un coinvolgimento maggiore degli americani in Libia, ma la situazione è costantemente monitorata e non possono essere esclusi sviluppi anche sorprendenti come già accaduto con l’intervento militare statunitense in Siria. Il nuovo establishment americano è infatti preoccupato per la forte presenza russa in Nord Africa e Medio Oriente. In Siria i russi sono riusciti, nel corso della presidenza Obama e con la complicità di Assad, a costruire e rendere permanenti tre proprie basi: la stazione navale di Tartus, quella aerea di Humaymim e la stazione di ascolto di Lataqia. Ora gli americani temono che il filo diretto instaurato da Putin con il generale Haftar nell’Est della Libia, possa essere fautore di un’ulteriore estensione della presenza militare russa anche in Nord Africa. Per questi motivi, negli incontri alla Casa Bianca, Trump ha manifestato a Gentiloni il proprio apprezzamento per il lavoro diplomatico che l’Italia sta svolgendo in Libia, ma ha anche chiesto che il processo di stabilizzazione nel Paese proceda a passi più decisi. Insomma, se l’Italia prosegue nella propria corsa contro il tempo per contrastare l’emergenza migranti, gli Usa chiedono che le trattative tra le varie fazioni libiche vadano veloci perché il passare del tempo agevola le manovre russe nel Paese. Divisioni tra Usa e Russia che sono emerse plasticamente anche nelle riunioni svolte all’Onu, dove le due super-potenze si sono più volte scontrate a colpi di veti, a partire dalla sostituzione del tedesco Martin Kobler a commissario della missione Unsmil in Libia. Il premier italiano, dal canto suo, ha fatto presente che negli ultimi mesi sono stati già fatti dei passi avanti: il Memorandum d’intesa sullo sbarco dei migranti stretto con Sarraj, il Gruppo di contatto tra i maggiori Paesi europei e quelli che affacciano sul Mediterraneo e, da ultimo, il patto siglato tra le 12 tribù libiche nel Sud del Paese siglato alla presenza del ministro dell’Interno, Marco Minniti. Ora un passo ulteriore è stato fatto con l’incontro di Roma voluto dal titolare della Farnesina, che serve a scongelare i rapporti tra Tripoli e Tobruk e, forse, per creare i presupposti dell’apertura di un consolato italiano, dopo l’ambasciata, anche nell’altra città libica.
Prossimo incontro in Usa tra Sarraj e Haftar
Un vertice necessario nella tappa di avvicinamento di un incontro previsto a Washington tra Sarraj e Haftar con il presidente Trump a fare da cerimoniere. Nelle intenzioni dell’inquilino della Casa Bianca questo meeting, previsto per giugno, tra i due “grandi capi” della Libia dovrebbe portare a una definitiva riconciliazione nel Paese nordafricano. Non resta che aspettare. Per ora i media libici descrivono positivamente l’incontro romano tra Saleh e Swelhi lasciando intendere che c’è intenzione su entrambi i fronti di giungere ad una rapida soluzione delle ostilità. Bisognerà comprendere se tutto avverrà in tempo utile per arginare gli sbarchi dei migranti, come chiede l’Italia, e per evitare un intervento militare come invece chiedono gli Stati Uniti.