“Daesh è una vera e propria Spa”. A sostenerlo, in un’intervista a Ofcs.report, è il dottor Vito Civitano, esperto di analisi strategiche e sicurezza nelle zone ad alto rischio.
Quali sono a suo parere i principali canali di finanziamento al terrorismo islamico oggi?
“Questa domanda coglie in pieno il significato della parola guerra. Si combatte la guerra in Iraq e in Siria, perché proprio in quell’area desertica si concentrano un terzo delle riserve di petrolio e di gas naturale del pianeta. Per estrarlo e farlo circumnavigare si deve attraversare il canale di Suez e questo ha un costo, mentre c’è un modo più facile per farlo, attraverso quello che in gergo viene chiamata la “linea retta”. Come è noto i focolai partono tutti dalla primavera araba, una ventata di democrazia in quelle zone radicalizzate dal contrasto religioso fra sciiti e sunniti. I primi, guidati da Bashar al-Assad, sono al governo Siriano e, pur avendo una opposizione Sunnita, rappresentano una netta minoranza all’interno del paese. E da lì che gli islamisti come Al-Nursa e Isis si radicalizzano contro un governo laico. Ma il mio parere è che in quell’area geografica si concentrano troppi interessi a livello mondiale e che l’attuale primavera Araba non è stata altro che una vera bomba a orologeria e che la ventata di democrazia non ha fatto altro che destabilizzare la convivenza di quei popoli. Ripeto, una bomba a orologeria creata e collocata proprio nel punto di maggior interesse. Chi voleva un cambiamento non ha fatto altro che scatenare un vero inferno. A questo punto dubiterei dell’asse creatosi, ma era noto a cosa si andava incontro. La stessa Isis controlla, adesso molto meno, l’estrazione di una moltitudine di giacimenti di petrolio. Adesso: se l’Isis è una organizzazione terroristica, chi ha permesso l’acquisto del petrolio da loro estratto? Soldi che hanno permesso l’acquisto di armi e il mantenimento di uno Stato Islamico che non faceva mancare nulla a chi ci ha abitato, vedi Raqqa. Quei soldi che hanno permesso di finanziare l’Isis provengono dalla vendita a nero del petrolio a uomini compiacenti e vicini allo stato Siriano, una guerra che li vede agli antipodi ma uniti negli affari. Lo stesso oro nero verrebbe contrabbandato dagli uomini dell’Isis e comprato da sostenitori e businessman di Bashar al-Assad e per ultimo rivenduto in canali ufficiali per l’approvvigionamento in Europa. Per assurdo si presume che l’acquisto da parte degli stati europei di gas o di carburante abbia contribuito a finanziare lo Stato Islamico, attualmente nostro nemico numero uno. Una guerra di religioni che gestisce affari in simbiosi con gli stati confinanti. Vedi il caso della società Hesco, guidata da un uomo d’affari di famiglia cristiana, George Asweni, uomo molto vicino ad Assad che viene accusato dall’Europa di cogestire alcuni pozzi di estrazione con lo stato islamico. Alcune fonti parlando di introiti di circa 1 milione e 500 mila euro al giorno che servirebbero agli uomini dell’ Isis per pagare i combattenti e per l’acquisto di armi, molte delle quali provengono dai depositi dismessi del regime Irakeno, mentre altre vengono acquistate da nazioni compiacenti. Anche la distruzione della stessa Palmira è fonte di affari da parte dello Stato Islamico, atteso che molti reperti vengono venduti principalmente in occidente e successivamente quei soldi vengo utilizzati per far rientrare i combattenti in Europa, quell’Europa che si duole degli attentati commessi dalla stessa organizzazione con cui fa affari. Un’area geografica ricca, in guerra, che fa affari con tutti. L’interesse di quell’aerea secondo alcuni analisti non potrebbe essere gestito da un sovrano e da un popolo, ma da una serie di coesioni fra stati. La Turchia rivendica uno dei ruoli nella cooperazione, ma ha ancora il tallone di Achille che è il popolo Kurdo. L’intera area geografica Kurda viene considerata alla stregua della Striscia di Gaza da parte del governo di Ankara. Questo come si collega?”
Secondo alcuni analisti Daesh sta per essere sconfitto a causa del tracollo finanziario subito a seguito della guerra in Siria. Qual è la sua opinione?
“Daesh ha seminato molto in questi anni e, a differenza di Al Qaeda, l’Isis ha fatto investimenti al di fuori dei propri confini, come una vera e propria Spa. Ci sono società collegate che fanno affari e investimenti. Ci sono collegamenti con la criminalità organizzata. Si suppone che in diversi campi profughi presenti in Turchia ci sia un forte reclutamento, come dire che a chi scappa dalla guerra viene data la possibilità di ritornarvi con uno stipendio e, dunque, con l’opportunità di riprendersi quello che gli è stato tolto, prendendolo dalle stesse persone che li hanno costretti alla fuga. Ritengo che ci sia stata una forte coesione da parte degli Stati che hanno voluto spazzare via dalle zone interessate i combattenti, ma la preoccupazione maggiore e che molti di questi sono diventati lupi solitari”.
A parte il web e i centri culturali e religiosi, ci sono altre forme di reclutamento degli adepti all’Isis in questo momento?
“Per quanto riguarda i reclutatori, oltre ad alcuni centri islamici nei quali viene fatta leva su soggetti deboli o facilmente manovrabili (che accettano per soldi o perché senza lavoro), vi è il fenomeno del reclutamento tra i giovanissimi, ragazzi che passano il loro tempo su internet, tra giochi di guerra, ignari del fatto che anche attraverso tali giochi, con i punteggi che aumentano quanta più gente si ammazza, possano celarsi i reclutatori più capaci. Si sfrutta la psiche giovanile per passare dal gioco alla realtà. L’Isis non è da sottovalutate e si sbaglia chi pensa che coloro che fiancheggiano i terroristi indossano il burka e i sandali”.
Da profondo conoscitore dei Balcani, che ruolo avrebbe l’area nell’ambito del terrorismo e finanziamento dello stesso?
“Da una nostra analisi ci sono molti foreign fighters di ritorno dalla Siria che si fermerebbero nell’area Balcanica, come il Kosovo, dove si presume ci sia molta radicalizzazione e un buon numero di armi messe loro a disposizione da alcuni albanesi compiacenti. Riteniamo che alcuni di loro siano addirittura cittadini Europei”.
Nella lotta al terrorismo a livello Europeo sono state indicate una serie di misure da adottare nei vari settori cruciali, come la cooperazione giuridica tra le varie polizie, il controllo delle frontiere, del settore trasporti e la lotta per contrastare il finanziamento degli estremisti. Il 23 Maggio la Gran Bretagna piange 22 morti e circa 70 feriti. Perché è ancora possibile tutto questo?
“Tutte le iniziative adottate dalla Germania, dalla Francia e dalla stessa Italia sono lodevoli, ma quando tutto questo è sotto controllo. Oggi abbiamo un esodo incontrollato sia di profughi richiedenti asilo sia di immigrati che con la guerra non hanno nulla a che fare, un esodo che ha trovato una forte accoglienza, forse sbagliata. Che futuro possiamo dare a chi trascorre intere giornate in strutture di accoglienza con un smartphone, ad aspettare che gli vengano serviti il pranzo e la cena? In Italia abbiamo profughi che da circa un anno vivono in questo modo. Moltissimi sono gli irregolari e moltissimi sono quelli ritornati dalla guerra in Siria con documenti falsi, che attraversano tranquillamente dogane e controlli. Non abbiamo attualmente notizie di profughi che si siano fatti esplodere in Europa o che abbiamo compiuto attentanti, ma vi pare che l’Isis non stia radicalizzando soggetti deboli? Bisognerebbe creare un ufficio che a livello europeo segua i flussi finanziari dell’Isis e che abbia libero accesso a banche dati, controllando così i vari movimenti di società o uomini d’affari sospetti. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono morti perché sono entrati nel cuore della mafia, quella finanziaria, non hanno sconfitto la mafia, ma l’hanno di molto indebolita. Penso che bisognerebbe trovare i filoni finanziari del terrorismo e intervenire su quelli, solo in questo modo potremo renderlo meno pericoloso. Sono molto addolorato per l’attentato a Manchester, ma esistono in molte aree europee, che chiamo zoneof limits, musulmani che non hanno mai abbandonato la loro cultura e che cercano nuovi spazi per imporre la loro legge. La pianificazione degli attentati ha una regia ben precisa e presuppone lo studio dei nostri usi e costumi. Gli stati europei dovrebbero intervenire nei quartieri periferici ed evitare la radicalizzazione. La nostra cultura, la nostra civiltà, la nostra democrazia devono essere i baluardi della civile convivenza”.
Secondo la sua esperienza professionale quanto è importante lo sviluppo di un’analisi strategica frutto di un’ esperienza nelle zone ad alto rischio?
“Oggi l’analisi è fondamentale, lo studio comportamentale dei soggetti ci permette di studiare eventuali azioni e reazioni ai fenomeni futuri o quanto meno prevedibili. Oggi esistono due tipologie di guerre: la prima è quella tecnologica, che intercetta email, comunicazioni e quant’altro. La seconda è quella che non si vede, non si sente, ed è silenziosa: passa le comunicazioni di parola in parola, è ritornata a scrivere su carta le notizie da far circolare di mano in mano. Ribadisco questo tipo di analisi è fondamentale.Vengono messe in campo tutte le migliori tecnologie in zone di guerra e poi in casa nostra subiamo attentati, alcuni senza aver mai avuto ragguagli o notizie in merito. Abbiamo un nemico che si vede e che combatte. E abbiamo un nemico che veste occidentale, gira fra le nostre case e che nel silenzio e nella pseudo integrazione respira la nostra stessa aria, senza destare attenzioni”.