Teheran bombardata è diventata un campo minato. Non per le bombe israeliane — quelle arrivano dal cielo, spaccano il cemento, seppelliscono famiglie — ma per l’implosione lenta e brutale di un sistema di potere che da oltre quarant’anni si regge su paura, propaganda e repressione. Oggi, nel pieno di una guerra che scuote il Medio Oriente, il regime islamico appare in crisi. Senza piani, senza rifugi, senza più credibilità. Per le strade della capitale, secondo fonti locali di Ofcs.report, la disperazione è visibile quanto la polvere dei palazzi sventrati. Gli attacchi aerei israeliani sono entrati nel terzo giorno consecutivo e sono stati mirati a edifici governativi ed hanno prodotto l’eliminazione di circa 20 tra esponenti del regime e scienziati nucleari. Le vittime sarebbero centinaia come i feriti. Ma ciò che più colpisce non è il numero dei morti: è il modo in cui sono morti. Inermi, senza allarmi, senza un rifugio, senza un piano.
Teheran bombardata e la rabbia degli iraniani: “Ci hanno lasciati al macello”
Sui social e per le strade scoppia la rabbia contro il regime per la mancanza di bunker dove proteggersi dai bombardamenti. Le autorità, fanno sapere le fonti di Ofcs.report, hanno consigliato alla popolazione di rifugiarsi nelle metropolitane e nei parcheggi. Ma non sono strutture idonee a garantire la sicurezza quando dal cielo piovono i missili di Israele. Chi può cerca di lasciare Teheran. Gli altri devono fare i conti con il terrore.
Il regime nel caos: vertici in fuga
Mentre la popolazione vive sotto assedio, i vertici del regime fanno le valigie. Fonti di intelligence confermano che Ali Asghar Hejazi, braccio destro della Guida Suprema Ali Khamenei, ha avviato trattative con Mosca per evacuare sé stesso e i suoi familiari in caso di ulteriore peggioramento della situazione. E non è il solo. Diversi alti funzionari iraniani starebbero negoziando vie di fuga con la Russia, pronti a lasciare il Paese. Netanyahu ha parlato chiaro: “I leader più anziani del regime stanno cercando di scappare. Sanno che la fine è vicina”. Lo conferma anche Iran International, secondo cui alcuni generali dei Pasdaran avrebbero già predisposto corridoi di evacuazione. “Questa non è leadership — commentano alcuni utenti online — è una fuga da codardi mentre la gente muore”.
Il colpo al cuore del potere: decapitata l’intelligence iraniana
Ma l’aspetto più devastante per la tenuta del regime non sono solo i bombardamenti, bensì il crollo della sua catena di comando. Israele ha annunciato di aver eliminato Mohammad Kazemi, capo dell’intelligence dei Pasdaran, e il suo vice Hassan Mohaqeq. Un colpo durissimo.
Nel frattempo, Tel Aviv ha ampliato i suoi obiettivi colpendo per la prima volta l’industria petrolifera e del gas iraniana: una mossa che mina le fondamenta economiche del sistema. E mentre Trump si dice pronto a sostenere la mediazione di Putin, Israele affonda ancora arrivando a colpire l’aeroporto militare di Mashhad a circa 2.300 chilometri di distanza, nell’Iran orientale.
L’IAF sta continuando i raid per raggiungere la superiorità aerea in tutto l’Iran. L’ultimo contrattacco iraniano ha causato sette feriti per un impatto su Haifa, ma il 97% dei vettori sono stati intercettati dal sistema Iron Dome.
Teheran bombardata è la fine di un’illusione
La guerra in corso ha fatto saltare il mito dell’invincibilità iraniana. Per decenni il regime ha coltivato una narrazione di forza e autosufficienza. Ma la realtà è che l’apparato statale si è dimostrato incapace di proteggere la sua popolazione. Peggio: ha dimostrato di non averci nemmeno pensato. Oggi l’Iran non è più solo sotto attacco dall’esterno. È attraversato da una crepa interna che si allarga da tempo e che ad ogni sirena che non suona, a ogni palazzo che crolla, a ogni cittadino che muore da solo si amplifica. La crisi non è solo militare, è sistemica, istituzionale, morale.
Se i segnali raccolti nelle ultime ore verranno confermati, l’uscita di scena di molti leader potrebbe essere imminente. Le trattative con Mosca sono il segno più evidente che la fiducia nel controllo del territorio è svanita. Il regime islamico non si sta solo difendendo: sta cercando una via di fuga.
In serata il Capo di Stato maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, ha dichiarato che Israele “continuerà a intensificare le operazioni” in Iran, per “rafforzare la nostra sicurezza per gli anni a venire”.