Lo Stealth F-35 della RAF, l’aereo militare della Royal Air Force di Sua Maestà di Inghilterra, si è schiantato al largo del Mar Mediterraneo durante un’esercitazione della Royal Navy programmata da tempo.
Dalle indiscrezioni del ministero della Difesa inglese, pare che l’incidente sia avvenuto intorno alle 10, ora del Regno Unito, mentre l’imponente portaerei britannica, HMS Queen Elizabeth, stava navigando nel Mar Mediterraneo, di ritorno dal suo viaggio inaugurale in estremo Oriente dove aveva partecipato alle esercitazioni congiunte con le Forze Armate dell’India. La nave di Sua Maestà aveva a bordo in tutto 18 aeromobili, tra cui otto F-35 inglesi e 10 statunitensi alla cui guida si sono avvicendati sia lo squadrone 617 della RAF, “The Dambusters”, che lo squadrone d’attacco USMC Fighter Attack (VMFA) 211, “Wake Island Avengers”.
Nessun incidente apprezzabile è stato segnalato negli ultimi sei mesi in cui i jet hanno effettuato i circa 2.000 decolli e atterraggi dalla portaerei HMS Queen Elizabeth.
Le attività nel Mediterraneo erano assolutamente operazioni di routine, una normale sessione di addestramento per i piloti della RAF e della Royal Navy insomma, ma qualcosa è andato storto e il pilota ha perso il controllo del suo jet ed è stato costretto ad eiettarsi mentre il velivolo precipitava in mare. Pare infatti che l’aereo sia caduto appena dopo la fase di decollo, così come riferisce il segretario della Difesa, Ben Wallace.
Si è immediatamente attivata la missione “search and rescue” ed il pilota è stato tratto in salvo e trasportato nuovamente sulla Queen Elizabeth.
L’aviatore sta bene, ma ora si aprirà un’inchiesta per cercare di comprendere che cosa possa essere andato storto e quali siano state le cause e la dinamica dell’incidente aereo. Considerato che non sono riferibili azioni combat contro velivoli ostili, nè sono stati coinvolti altri aeromobili, con buone probabilità ci si concentrerà su un problema tecnico o su un possibile errore umano.
La stampa inglese è in fibrillazione, e questo è abbastanza comprensibile, visto che si ripropone l’interrogativo da sempre dibattuto nell’opinione pubblica britannica (e non solo), e che ha contornato l’acquisto dei jet Lockheed Martin con tecnologia stealth dal lunghissimo (e frastagliato di problemi tecnici) programma statunitense, ovvero quello sulla sua eccessiva costosità. E stiamo parlando di circa 100 milioni di sterline almeno per ciascuno di questi velivoli.
Naturalmente bisognerà anche sommare i costi relativi al suo probabile recupero in mare, dato che potrebbe essere opportuno salvaguardare i segreti legati alla sua tecnologia di bordo – valutazione questa ipotizzata ma non ancora resa nota ai mass media.
Eppure, per prendere le distanze dalla corrente di pensiero che si oppone al F-35, è corretto anche constatare che il velivolo della Lockheed Martin è un vero concentrato di tecnologia ed ha molte qualità sia tattiche che operative.
Il F-35B Lightning è un aereo multiruolo di quinta generazione. Grazie alla sua caratteristica stealth è in grado di celarsi dall’azione dei radar avversari, ed ha particolari alloggiamenti interni in modo da poter trasportare armi pur rimanendo in modalità “nascosta”. Ha un HMD (display montato sul casco) che a tratti ricorda quello di un supereroe dei fumetti della Marvel, essendo dotato di visione notturna con la possibilità inoltre per il pilota di poter guardare attraverso il pavimento dell’aereo. La sua avionica è completamente integrata con ampie capacità di collegamento dati e utilizzo di tattiche di guerra elettronica. Il suo radar attuale, mod. AESA, è estremamente performante rispetto ai modelli precedenti, con una visuale a 360 gradi che gli può permettere di far fuoco contro bersagli che provengono alle spalle del velivolo stesso. Ha un’autonomia di volo decisamente molto lunga in confronto ad altri aeromobili, questo grazie alla generosa capienza dei suoi serbatoi pari a 18.000 libbre di carburante. E naturalmente può decollare e atterrare da una portaerei lungo la verticale (STOVL – Short Take-Off Vertical Landing), che è la caratteristica che lo contraddistingue.
Sembrerebbe dunque un aereo straordinario, ed è per questo che molti paesi del mondo lo hanno ordinato inserendolo nel programma integrativo e di “svecchiamento” della propria flotta aerea militare. Solo nel 2019 sono stati consegnati da Lockheed Martin almeno 134 velivoli, incrementando di fatto la produzione in maniera consistente, di cui si suppone che si raggiunga il picco nel 2023. In base agli accordi stabiliti, verranno acquisiti dagli Stati Uniti ed i suoi alleati, almeno 478 aeromobili stealth in tre anni, per un controvalore di ricavo che sfiora i 34 miliardi di dollari.
L’F-35 è impiegato globalmente in 23 basi militari e sono quasi 1.000 i piloti (con altrettanti componenti dello staff manutentivo) addestrati a pilotarlo. Attualmente sono nove le nazioni che lo hanno adottato ed è stato già impiegato in missioni combat.
Ne esistono tre versioni: F-35A, F-35B e F-35C. Il modello -A è stato ordinato principalmente dall’USAF – l’aeronautica statunitense. Il -B invece, che è forse la versione che presenta una maggiore complessità di realizzo per via della caratteristica STOVL, è stato acquisito dal Corpo dei Marines americano, dall’Italia, dal Regno Unito e dal Giappone. Mentre la versione -C, utilizzato perlopiù dalla US Navy americana, si distingue dalla versione -A dalla sua lunghezza e dal suo carrello rinforzato per decollare (e atterrare) sulle portaerei.
La vita del programma F-35 della Lockheed Martin, come detto in precedenza, sembrerebbe essere stata molto lunga e “faticosa” – accompagnata da aumenti dei costi, ritardi e guasti – ed il cui pensiero iniziale è possibile collocarlo nel lontano 1983, quando la US Navy lanciò il suo programma Advanced Tactical Aircraft (ATA), varato per trovare un sostituto valido e con caratteristiche stealth, al velivolo Grumman A-6 Intruder (fonte Royal Air Force).
In effetti, stando anche a quanto si legge sul periodico tedesco Stern, sono stati diversi gli inconvenienti tecnici ed i test operativi che hanno costellato la sua definitiva messa in servizio nelle versioni attualmente disponibili. Si pensi, ad esempio, agli allarmanti problemi iniziali del sistema di condizionamento (in realtà difetto comune anche su altri jet), che determinava un apporto insufficiente di ossigeno alla tuta pressurizzata dei piloti, i quali presentavano sintomi di vertigini e intorpidimento alle dita delle mani e dei piedi, e rischiando talvolta di svenire durante il volo a causa dell’ipossia. Il malfunzionamento fu ben presto risolto, per quanto possibile, installando un nuovo software di controllo dell’impianto e migliorando di molto la sua sensoristica. D’altra parte verrà attuato dall’aeronautica un nuovo programma di addestramento che insegnerà ai piloti a reagire in modo appropriato alla situazione contingente.
In conclusione, dovendo ritornare al focus iniziale, ovvero il costo per alcuni tratti ritenuto esorbitante da una certa parte dell’opinione pubblica di questa moderna tecnologia di volo, è utile segnalare che la Lockheed Martin ha annunciato un ulteriore calo del costo di acquisto del suo F-35. Ma questo solo una volta che saranno completati tutti i test operativi e di valutazione obbligatori, che comporteranno, dunque, una produzione a pieno regime ed una maggiore domanda di acquisto da parte dei paesi alleati.
Allo stato attuale, nonostante questa politica di apparente calmieramento dei prezzi, la gestione degli F-35 presenta ancora dei costi estremamente elevati rispetto a quelli che si rilevano nei confronti di altri jet. In definitiva, per fare una stima grossolana (secondo fonti non ufficiali), è possibile indicare un costo di circa 44.000 dollari per ciascuna ora di volo, ovvero 44 milioni di dollari per 1.000 ore, sempre considerando che la vita media del jet si aggira intorno a 8.000 ore di volo.