Iniziamo da oggi la pubblicazione di testi dedicati a esperienze di vita vissute raccontate in chiave ironica. La prima parte, a puntate, è dedicata alla visione maschile. A questa seguiranno racconti colmi di sarcasmo dedicati al cosiddetto “sesso forte”, protagonista di altrettanti episodi che rendono giustizia al mondo femminile.
1 – In farmacia
Immaginate di avvertire un fastidioso senso di occlusione delle vie respiratorie accompagnato da una tosse insistente e da un senso di torpore tipico dei malanni autunnali. Ecco, a bordo della vostra auto vi dirigete verso la farmacia più vicina che sicuramente rappresenta per voi la soluzione più agevole rispetto ad una coda interminabile dal vostro medico di fiducia condita da chiacchiere di ipocondriaci cronici e dall’atmosfera ovattata di una sala di attesa stracolma di portatori di patologie refrattarie a tutti i rimedi casalinghi.
A fatica compite sforzi inenarrabili per posteggiare la macchina scartando le varie ipotesi: riservato agli invalidi, riservato ai mutilati, riservato alle donne gravide, riservato agli anziani, riservato al corpo diplomatico, riservato alle forze di polizia, riservato ai mezzi pubblici, riservato ai taxi, ovviamente tutti liberi.
Fate velocemente un rapido esame di coscienza e vi capacitate di non appartenere ad alcuna delle categorie elencate, quindi, giocate sporco. Occupate all’istante, sfiorando l’infamia, il posteggio invalidi e, se incrociate qualche sguardo inquisitore, vi mettete immediatamente a zoppicare simulando evidenti difficoltà deambulatorie.
La vista si offusca e i colpi di tosse diventano più frequenti. Ma la farmacia è vicina e vi rincuora constatare che la scelta è quella vincente: sì, vi è una sola una cliente! Ma qualcosa vi insospettisce ed inquieta.
Appoggiata al bancone, la cliente riversa sulla farmacista i racconti di tutte le patologie di cui pare soffrire il consorte, ivi compresi i disturbi gastrici, ai quali vorrebbe porre rimedio, ma con farmaci a basso costo si intende. E “magari qualcosa per facilitare l’evacuazione, ma non “troppo invasivo”( e su questo sorvoliamo). E “se c’è l’ha, pure qualcosina per l’alito che ultimamente è pesante, ma non farmaci, magari qualche caramella”. Ma “sennò, eventualmente, per caso, c’è l’ha un colluttorio specifico per la bocca?”.
Ecco, ora la vista è offuscata. Una nebbia prende il controllo non solo del campo visivo, ma anche della capacità di sviluppare qualsiasi sinapsi che non sia quella di sequestrare la cliente e trasportarla al più vicino pronto soccorso chiedendo, sotto la minaccia delle armi, di sottoporla a un trattamento sanitario obbligatorio ed a una serie di sedute per la riabilitazione all’uso del pensiero connesso a un corretto rapporto con la società civile.
Ottenuto il farmaco anti-influenzale, che ingurgitate come fosse acqua oligominerale, ritornate a stento alla vostra vettura, e, avvicinandovi, notate la presenza infausta della logorroica cliente che in farmacia ha scatenato i vostri peggiori istinti.
Senza dire una parola aprite la portiera, ma salendo vi accorgete di un foglietto lasciato sul parabrezza. È la contravvenzione per sosta vietata. La vista offuscata non vi ha dato modo di leggere la scritta sulla pettorina della vostra “nemica” del farmaco da banco: ausiliari del traffico. Sipario.
2 – Al supermercato
Cosa muove i pensieri di una donna quando si avvicina al banco del pane in un supermercato e lo osserva quasi come fosse un concessionario Ferrari ed ella avesse in tasca quei 2-300.000 euro per potersi permettere di scegliere il modello.
Mi sono sempre chiesto il motivo recondito per il quale la donna prima di uscire di casa si appunta la lista della spesa; certo, utilissima nel caso di memoria corta, ma di fronte al banco del pane, chissà quale idea pervade la mente della femmina, capace di intavolare una discussione sulla quantità di sale contenuta nel filone prescelto quand’anche vi sia esposto un cartello formato maxischermo recante la scritta: “pane senza sale”?
E’ possibile avere le idee chiare senza cadere nel classico “non so, mi dica lei” rivolto al malcapitato inserviente che, in preda ad una crisi di nervi, potrebbe anche invitare la cliente a nutrirsi di biada.
E non cadere nella tentazione di “vorrei una pagnotta ben cotta, ma la metà, non così, un po’ di più, poi un filone di grano tenero e due pezzettini di focaccia tanto per spegnere la fame, magari un etto di grissini integrali, per aperitivo, e forse prenderei anche il pane per domani, ma chè, siete aperti???” (all’ingresso è ben visibile un maxi cartello riportante orari e giorni di apertura con opportune sottolineature dedicate al giorno di chiusura).
Appare futile ricordare che dietro alla femmina si è creata una coda stile “prima visione a Brooklin” ed è appena un accenno lo sguardo sprezzante che vi rivolge teso a sottolineare che “è il mio turno, che te guardi’”.
Giunto il vostro turno riuscite a calamitare l’attenzione generale quando scandite chiaramente le parole “3 panini all’olio, grazie” e nell’arco di 12 secondi compite azioni che per il sesso opposto richiedono una preparazione specifica, una concentrazione illimitata ed una capacità di sintesi ignota.
Ma la vostra avventura non si ferma al solo banco del pane. Proseguendo nelle corsie vi avvedete che in corrispondenza dei banconi dove i clienti vengono serviti, le code sono interminabili se formate da donne. Ma possibile che anche lì abbiano tutta sta fantasia di comunicare agli inservienti le voglie represse di 1 melanzana sott’olio piuttosto che di 1 etto di salamella o di 1 pasticcino??? Presumete che gli addetti alla vendita abbiano seguito corsi intensivi nei monasteri Tibetani che li abbiano resi immuni dalla volontà di folgorare, dopo opportune torture, le clienti di sesso femminile alla sola richiesta di un classico “scusi, questo è fresco?”.
Tant’è, ci si mette l’anima in pace e si assiste a questo desolante panorama di smanie di comunicazione di dialoghi nonsense… beh, la fiera delle banalità è presto servita, si va dal classico “non ci sono più le mezze stagioni”(non ci sono mai state…), al “governo che aumenta i prezzi”(si, ce li vedo dediti ai prezziari del supermercato…), ai “giovani che non sono più quelli di una volta” (saranno invecchiati nel frattempo….), per passare ad argomenti più seri, ben delineati e in fase di immediata soluzione fornita all’istante dalle 2 colloquianti: l’euro che “non lo farebbero più usare”, il terrorismo a fronte del quale si chiudono in casa, i clandestini che rubano il lavoro, ma basta non darglielo…e così via. In un attimo i problemi che affliggono la nostra società vengono risolti di fronte a 2 etti di pancetta e 1 di olive verdi.
Ma l’abilità dimostrata dal sesso femminile nella condotta dei carrelli non ha comunque eguali. La lentezza studiata con la quale spingono i cestelli a quattro ruote che accompagna movimenti stile moviola, mentre ammirano estasiate le merci esposte è degna di premio oscar. Se poi il tutto è accompagnato da posteggi dei carrelli nelle posizioni più impensate, quella prediletta è in mezzo alla corsia con bambino alla sinistra e mamma alla destra giusto per bloccare un pò il passaggio, il piatto è servito! E di fronte a questa malcelata prepotenza, voi studiate il piano alternativo: spostare il carrello? Mai, saresti un ladro! Spostare il bambino? Azz…..pedofilo colto in flagrante! Spostare la donna? Ecco il molestatore! Dunque non vi rimane che attendere con la pazienza che vi rimane in attesa che la rubiconda fanciulla abbia finalmente realizzato quale sia il prodotto migliore da selezionare per l’acquisto, anche se ve ne fosse 1 solo di fronte a lei.
Il meglio, come si dice, deve ancora venire. Ebbene, proprio nel rush finale, si consuma l’ultimo scempio in danno del pover’uomo che ha osato avventurarsi in quel terreno minato che è il supermercato: le casse.
Ecco, il delirio femminile è servito. Fase 1 – Il loro carrello è strapieno di merci ben sistemate secondo un ordine teutonico, le stesse vengono riposte con lentezza da lombrico sofferente sul tapis roulant della cassa, secondo lo stesso ordine con il quale verranno poi sistemate nei sacchetti. Tempo medio 4 minuti. Fase 2 – superata la cassa la femmina si prepara a insacchettare la spesa seguendo regole tipo Tetris riuscendo a incastonare anche il rosmarino tra le falde create nella busta dalle altre merci, regola fissa è l’errato calcolo dei sacchetti occorrenti, a banco strapieno si accorge di volerne altri 12, continuando a tenere occupato il cassiere. Tempo medio 5 minuti. Fase 3 – è la più dedicata, quella del pagamento del conto. Ora, con l’avvento dei bancomat e delle carte di credito si pensava di aver creato mezzi di pagamento idonei a non provocare più scompensi di vario tipo a chi attendeva il proprio turno, ma sbagliando. L’errore è stato quello di non considerare il luogo di collocazione delle preziose carte di pagamento all’interno della borsa della femmina, all’interno del portafogli e all’interno di chissà quale taschino del predetto. Ovviamente la ricerca da parte della donna è sempre spasmodica e non priva di deliranti commenti del tipo “dove sarà” “dove l’avrò messo” “l’avrò dimenticato” “l’ho lasciato a casa” e via dicendo, il tutto ascoltato dalla platea udente che nella mente ha sicuramente risposte da proporre alla femmina che, per decenza, non riportiamo. Dopo la scoperta del “luogo sicuro” ove era custodita la carta, la tragedia si evolve ulteriormente con la successiva ricerca del codice segreto che, ove fosse rinvenuto, sarebbe digitato sulla tastiera apposita con il solito cambio di sguardo delle ormai decine di persone in coda ben attente a non guardare le cifre composte e, soprattutto, a non distrarre la donna dalla complicata operazione.
Ma vi è un altro dramma che, in alternativa, si potrebbe consumare durante il turno di pagamento della femmina. Quello del pagamento in contanti. Qui si aprono scenari epocali sulla possibilità di comminare il Daspo da tutti i supermercati alla clientela di sesso femminile.
A fronte di una semplice situazione del pagamento di una determinata cifra che viene corrisposta al cassiere che, fatta la semplice sottrazione tra il valore corrisposto e il prezzo è tenuto a dare il resto, la femmina complica subito l’operazione. Di solito, quando si arriva in cassa e dal monitor appare ben evidente il prezzo da pagare, qualunque essere umano dotato di rispetto per i propri simili in coda, a fronte di una cifra tipo 17 euro e 28 centesimi, porge al cassiere una banconota da 20 euro, ricevendo il resto per l’ammontare di 2 euro e 72 centesimi che, per brevità, pone nella tasca del pantalone o giacca che indossa. Tempo medio 30 secondi.
La femmina no. Ella deve riuscire a corrispondere al cassiere l’esatto importo, a costo di auto-perquisirsi da 1 a tre volte alla ricerca dei 17 euro e 28 centesimi, e guai a sgarrare. La ricerca inizia dal portafogli ove, naturalmente, non vi sono i centesimi, per poi passare alle tasche del cappotto, dei jeans, della gonna, passando poi per la perquisizione del figlio/a, del carrello e, possibilmente, dell’autovettura posteggiata di fronte al supermercato. Raggiunta miracolosamente la cifra sarebbe auspicabile che la donna, raccolte le 22 buste, il figlio/a, il carrello, la borsa e, non dimentichiamoci, rivolto lo sguardo inquisitore in basso a destra, a sinistra, sollevati i piedi da terra, guardate le suole delle scarpe e accertatasi che nulla sia caduto, si levasse finalmente di torno. Speranza vana. In agguato c’è la raccolta punti fedeltà (quella stessa fede che voi nel frattempo avete perso…) che consta di un calcolo meticoloso sui punti spettanti e su quelli mancanti al raggiungimento del premio. Tempo medio 8 minuti.
In tutto ciò voi, nel frattempo, avvertite un lievissimo senso di fastidio e di intolleranza nei confronti del vostro prossimo di sesso femminile e cercate di tenere a bada qualsiasi atto di intemperanza che può andare dalla semplice bestemmia scandita ad alta voce e diretta alla “donna-moviola” che vi si antepone, alle tecniche di tortura più sofisticate che vanno dalla privazione del sonno, della parola, ma soprattutto, del furto del raccoglitore dei punti fedeltà alla femmina che incautamente vi ha preceduto in quella stramaledetta fila alla cassa.
(continua)