E’ la testimonianza di una ragazza, una compagna, che si reca in una città per lei «straniera» e intreccia una storia con il leader di un centro sociale. La «confessione» di Verde (il nome è ovviamente di fantasia) è apparsa sul blog abbattoimuri.wordpress.com.E apre uno spaccato fatto di sessismo, maschilismo, anti femminismo e racconta, dall’interno della realtà «antagonista», di umiliazioni, abusi (sia psicologici che fisici) subiti da Verde da parte di un soggetto che lei chiama Blu. Stylo24 ha verificato la storia ed è riuscito a ricostruire che la città di cui si parla è Napoli e ha individuato non solo il centro sociale relativo ai fatti narrati dalla giovane, ma anche lo stesso Blu, di cui riportiamo le iniziali: S. L. É bene precisare, che nel raccogliere questa testimonianza, non intendiamo, in alcun modo generalizzare il discorso rispetto all’intero universo dei centri sociali partenopei, a chi li frequenta e a chi li guida.
É lunga la lettera della ragazza (che secondo quanto scrive, oggi ha 26 anni). Ne riportiamo gli stralci più significativi
«Questa mia presa di parola è molto importante perché mette in evidenza meccanismi agghiaccianti e perversi inerenti agli spazi occupati e ai “compagni più grandi”, quelli che stanno in primo piano sulla scena anche mediaticamente. Meccanismi di violenza e sfruttamento che il movimento deve riconoscere in quanto tali in modo da poter iniziare ad affrontarlo». Verde è arrivata a Napoli sei anni fa, appena 20enne. «Non avevo mai fatto militanza. Per caso, la settimana del mio arrivo, mi sono trovata in uno spazio occupato e lì ho conosciuto persone che sembravano interessanti, tra cui un uomo, chiamiamolo Blu. Blu era uno dei compagni di riferimento della sua struttura (…) Si tratta di una persona che ha studiato tantissimo e che all’epoca si stava specializzando in studi di genere, una persona dalle idee straordinarie».
Blu e Verde intrecciano una relazione che però devono tenere nascosta, poiché Blu è legato ad un’altra ragazza
«Abbiamo passato molto, molto tempo a vederci di nascosto perché lui si trascinava una storia con una ragazza (anche lei figura nota del movimento, ma chiamarla “compagna” sarebbe un’offesa al concetto stesso di compagni)». La «clandestinità» va avanti per un paio d’anni, poi le cose cambiano. «(Blu e la sua ex) si sono lasciati definitivamente e noi ci siamo fidanzati». Ciò avviene in concomitanza con un altro evento, la «scissione» all’interno del centro sociale, di cui Blu è stato uno dei leader. «Il centro sociale in cui stavamo – racconta Verde – era un ambiente orrendo in cui molti uomini (di nuovo, mi rifiuto di chiamarli compagni) erano violenti con compagne, al punto che alcune (anni prima del mio arrivo, che io sappia) erano finite all’ospedale».