Com’è nato il progetto di fotografare siti potenzialmente inquinati?
«Sono un fotografo professionista dal 2008 e mi occupo di fotografia documentaristica. È stato quindi naturale volgere il mio sguardo alle storie sul territorio da cui provengo. Percorrendo spesso una strada che dalla provincia del sud Milano porta in città, mi accorsi dei forti odori di bruciato che provenivano dai campi coltivati di via Selvanesco. Il paragone con la terra dei fuochi nel casertano è stato immediato, e da lì la domanda su quanto fosse esteso l’inquinamento dei terreni nel nord Italia. È stato allora che ho pensato a un racconto per immagini del paesaggio inquinato. Percorriamo tutti i giorni senza farci caso strade che lambiscono ex-discariche non impermeabilizzate che sembrano colline verdi, fabbriche dismesse sotto le quali giacciono metalli pesanti che inquinano l’acqua di falda, quartieri residenziali costruiti interrando veleni e rifiuti pericolosi nelle fondamenta».
Da dove è iniziato il tuo lavoro?
«Ho iniziato a lavorare in Lombardia partendo dal censimento dei siti contaminati messo a disposizione da Arpa Lombardia. Contemporaneamente il lavoro di rassegna stampa di attualità e storica mi permetteva di individuare quali fossero le situazioni più critiche. Il censimento dell’Arpa si è rivelato presto inutile, perché parla dei siti contaminati senza dare indicazioni geografiche precise e non specifica l’impatto ambientale della contaminazione. Per intenderci: un caso di eccezionale gravità ed estensione come l’area Calchi Taeggi a Milano (una ex discarica non impermeabilizzata che contiene anche rifiuti industriali e farmaceutici) viene considerato pari a un qualsiasi distributore di benzina che ha avuto perdite di idrocarburi non ingenti dalle cisterne. L’attualità è importante ma non cerco lo scoop giornalistico, il mio è un lavoro più “lento” che non dimentichi ciò che è già avvenuto per far posto alla breaking news».
Quali sono ad oggi i siti mappati?
«Ad oggi i siti sono diciassette. I primi lavori sono stati nel 2015 su quattro aree, ora i percorsi sono molteplici. Il viaggio inizia sulla BreBreMi, al centro tre inchieste aperte per traffico e smaltimento illecito di rifiuti, ma tocca aree agricole, centri abitati, ospedali e laghi. La Cascina Gazzera, un’area di 50 mila metri quadrati dove sono state sepolte 110 mila tonnellate di melme acide e terre decoloranti e che è considerato uno dei siti a più alta densità di veleni d’Italia. I terreni agricoli della provincia di Landriano, Carpiano e Bascapè, nei quali è stata riscontrata una concentrazione di diossine 25 volte superiore alla media e valori superiori ai limiti anche per i metalli pesanti. Infine, il quartiere Santa Giulia, che sorge tra due aree industriali dimesse, Montedison e Redaelli. Quella che sarebbe dovuta essere la promenade di un quartiere residenziale, è stata a lungo bloccata a causa degli inquinanti trovati nel sottosuolo dalle analisi dell’Arpa. Ora, gran parte dell’area, ad esclusione della zona nord, è stata bonificata».
Hai un seguito di cittadini, associazioni o istituzioni che magari si sono mossi per richiedere bonifiche o analisi dopo aver conosciuto le tue segnalazioni?
«Sono in contatto con alcuni comitati e singoli cittadini, che spesso mi aiutano perché sono i primi a muoversi per ottenere giustizia ambientale. La Terra di Sotto non è però uno strumento di denuncia, ma una mappatura che porti l’utente a chiedersi che cosa lo circonda. Una visione totale e geografica della vicinanza di situazioni pericolose che spesso vengono sottovalutate dai cittadini stessi e minimizzate dalle istituzioni. Ho interesse nel creare un database più utile di quello rilasciato dall’Arpa, perché evidenzia alcune contaminazioni di particolare gravità e interesse per i cittadini».
L’obiettivo è arrivare a mappare l’intero territorio nazionale?
«Più che l’intero territorio nazionale, lavoro che sarebbe di competenza governativa (anche per le notevoli spese a cui si andrebbe incontro), voglio riuscire a tracciare un percorso che parta idealmente da Torino e arrivi fino a Trieste. È in lavorazione un percorso di narrazione più lineare, ma per ora continuo a compilare nuove schede per aggiornare la mappa».