L’austerità tedesca imposta ai Paesi periferici è una minaccia alla crescita non solo europea. Quello che stride è il principio germanico che i problemi si possono risolvere riducendo i consumi. Infatti è una falsità. Berlino impone austerità solo per proprio interesse, ben sapendo che per prendere le redini dell’Ue bisogna indebolire i periferici, soprattutto se ricchi, competitor dei prodotti tedeschi e filo Usa. Appunto, l’identikit dell’Italia come vittima del rigore eurotedesco: dimenticatevi la Grecia che è sia economicamente che geostrategicamente marginale (come ben spiegato negli scorsi giorni dalla Bild, terrorizzata per una possibile uscita italiana dall’euro). L’obiettivo è impossessarsi dei ricchi attivi italiani. Anche con la destabilizzazione se necessario, si veda l’apparente folle gestione dei migranti fatti permanere abusivamente in Italia senza smistarli negli altri Paesi europei.
Detto questo, le politiche trumpiane, reflazioniste, autarchiche che puntano su un inevitabile indebolimento del dollaro (ovvero il perfetto contrario dell’austerità) rappresentano una minaccia mortale per il riguadagnato benessere teutonico.
Dunque, oggi siamo alla contrapposizione aperta: la Germania non può permettersi di perdere l’euro ben sapendo che il proprio benessere attuale dipende dalle asimmetrie condensate nell’esistenza della moneta unica. È dunque non può mollare sull’austerità euroimposta. Tradotto, Trump e le sue politiche espansive, che inevitabilmente riverbereranno per tutto il pianeta, rappresenteranno l’incubo per Berlino.
Prima mossa tedesca, che non ha capito davvero come interfacciarsi con il nuovo corso americano: spingere per un esercito europeo indipendente. Ma andando molto oltre ossia ipotizzando – secondo il sito www.german-foreign-policy.com – la costruzione di un arsenale atomico europeo ed anche tedesco se le armi strategiche francesi ed inglesi non fossero sufficienti (ovvero, visto che Londra è fuori gioco – sta già costruendo le sue portaerei atomiche post Brexit – Berlino di fatto ha già deciso di dotarsi del nucleare bellico). E addirittura diventare la terza forza miliare indipendente tra Russia e Usa.
Ecco, il problema è proprio questo: nè Russia nè Usa potrebbero essere disposte ad accettare il nuovo paradigma militarista di Berlino. Ed una presidenza Usa che andasse d’accordo con Mosca sarebbe una minaccia davvero mortale – encore – per la Germania in quanto la taglierebbe fuori, oggi si è ricamata una veste geostrategica in funzione di contenimento russo per gli Usa e americano per i russi. In questi termini la cancelleria tedesca è da sempre interessata a tenere alti i toni, non facciamo fatica a definirla guerrafondaia per propri specifici interessi.
La risposta di Trump non si è fatta attendere: per iniziare Jeff Sessions ha fatto trapelare che Volkswagen rischia una multa per il ‘dieselgate’, anche doppia rispetto a quanto frettolosamente concordato con Obama prima delle presidenziali Usa, Obama non a caso futuro conferenziere delle aziende germaniche. È questo è solo l’antipasto: ad uso della futura crescita Usa il prossimo anno vedrà l’indebolimento del dollaro, fatto che farà letteralmente saltare per aria l’euro a partire dai periferici.
In tale contesto è atteso un ruolo primario per l’Italia, in veste di cavallo di Troia, per scardinare la moneta unica anche a costo di spingere – il prossimo anno – per un cambio di governo. Stranamente negli scorsi giorni abbiamo visto atti eversivi a Bologna da parte di soggetti europei, forse francesi, con lo scopo di creare confusione ossia depotenziando in anticipo quanto atteso per il prossimo anno con il probabile fine di indirizzare un prossimo governo italiano. Tradotto, l’Italia rischia di essere terreno di scontro tra poteri atlantici e revanscismo europeo. Corsi e ricorsi storici.