Un omicidio mascherato da suicidio per oltre 20 anni, su uno sfondo ancora tutto da chiarire. È questa la chiave di lettura che viene fuori dal libro della giornalista, Rita Cavallaro, sul caso Bergamini, il calciatore trovato morto a soli 27 anni su un tratto della statale jonica nei pressi di Cosenza, dopo essere stato investito da un camion. Fu la fidanzata, Isabella Internò, che si trovava con lui sul luogo dell’incidente, a parlare sin da subito ai carabinieri di suicidio, avendo visto Denis “tuffarsi sulla ruota” del mezzo pesante.
“Oltre l’indizio. Segreti e verità nell’omicidio Bergamini”, edito da Male Edizioni, ricostruisce la cronistoria di tutto l’iter giudiziario, attraverso documenti, atti di indagini e sentenze, riguardante le cause della misteriosa morte del giovane calciatore del Cosenza. Le prime indagini furono archiviate nel 1992 mentre il camionista, Raffaele Pisano, accusato in un primo momento di omicidio colposo venne poi assolto. Nel 2012 una seconda inchiesta, aperta dalla procura di Castrovillari sulla scia di nuove perizie, si concluse con un ulteriore nulla di fatto.
Il libro esce a 27 anni dal ritrovamento del corpo di Denis Bergamini, ma altrettanti ce ne sarebbero voluti, forse, per chiarire una vicenda dai contorni opachi, grazie alla recente riapertura delle indagini annunciata in un’intervista a RaiSport dal procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Due informazioni di garanzia per omicidio colposo sono state notificate all’ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, e all’autista del camion, Raffaele Pisano. È stata inoltre rinviata la riesumazione della salma, disposta dal pm in un primo momento per il 2 maggio, a causa della richiesta di incidente probatorio presentata dal legale di uno dei due indagati.
Il volume è stato presentato lo scorso 22 maggio presso la biblioteca L’Angelica di Roma. Oltre all’autrice, Rita Cavallaro, erano presenti il giornalista, Gianluigi Nuzzi, l’ex avvocato della famiglia Bergamini, Eugenio Gallerani, e il criminologo Francesco Bruno. “Ho solo voluto fare la cronaca di quasi 28 anni di depistaggi, errori grossolani (che in alcuni casi fanno sorridere) e di testimonianze ritrattate – ha spiegato a Ofcs Report, l’autrice Rita Cavallaro – per fare in modo che la gente possa da sola farsi un’idea di quello che è veramente accaduto a Denis”.
Una sorta di “cortina fumogena” ha avvolto la vicenda Bergamini, caratterizzata da sentenze discusse e da ricostruzioni lacunose, come l’autopsia dell’epoca che mostrava il volto, le gambe e le braccia del calciatore completamente illese, nonostante il forte urto con il camion. Senza contare i calzini perfettamente tirati su al momento dell’incidente, oltre alle scarpe e all’orologio recuperati intatti e poi restituiti al padre. Ai fatti si aggiungono le voci su presunte amicizie poco raccomandabili in odore di ‘ndrangheta, traffico di droga e di un possibile movente passionale, scatenatosi dalla fine della relazione tra Bergamini e la fidanzata.
All’epoca dei fatti, tra i compagni e amici del Cosenza, c’era pure Michele Padovano, attaccante che sarà decisivo per la Juventus nella finale di Champions League vinta contro il Real Madrid nel 1996. Un calciatore discusso e chiacchierato per il suo presunto utilizzo di droghe durante gli anni di attività sportiva, poi condannato in primo grado dal Tribunale di Torino per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti nel 2011. Il nome di Padovano è emerso più volte nella vicenda Bergamini, perché amico e compagno di stanza di Denis durante i ritiri della squadra nell’ultima stagione. Proprio il procuratore Facciola ha ricostruito un altro e inquietante episodio della morte di Bergamini. “Il giorno del funerale Padovano accompagnò la fidanzata di Bergamini a casa, fu invitato a salire con insistenza. Lui andò sopra e si trovò di fronte ad una festa. C’erano delle paste. Il giorno del funerale, quindi, stavano festeggiando? È un omicidio in concorso”.
Un altro mistero, raccontato nel libro e confermato dal procuratore di Castrovillari, riguarda i vestiti della vittima. Sempre il giorno del funerale sembra che gli abiti del giocatore siano stati fatti girare dalla fidanzata tra i compagni di squadra del Cosenza mentre si trovavano all’interno del pullman della società. Un modo per dare l’ultimo saluto all’amico scomparso. Ma di quei vestiti non è stata più trovata alcuna traccia. “Ho notato negli anni il mettere da parte certi aspetti, quasi un non voler vedere le cose, in una corsa affannosa verso l’archiviazione – continua Cavallaro – un tentativo di fare passare il tempo, tanto mano a mano ci si dimentica di quanto è successo: ecco, forse, qualcuno ha avuto interesse che le cose andassero in questo modo”.