L’ultimo rapporto Censis del dicembre 2016, include tra i focus d’indagine una parte dedicata ai processi formativi, soffermandosi in particolare sui fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. L’Istituto italiano di ricerca evidenzia che le vittime di bullismo sono state il 52,7 % dei giovani, di età compresa tra 11.17 anni. La percentuale sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di media dagli 11 ai 13 anni. Ma è in rete che il bullismo trova la sua maggiore consacrazione e sono le ragazze il bersaglio prediletto dei cyber bulli (24,7%). Ma il dato ancora più preoccupante che emerge dal report è la poca o nulla presa di coscienza da parte dei genitori, nel momento in cui vengono a sapere che i loro figli sono responsabili di atti di bullismo. Per l’80% dei dirigenti scolastici, interpellati sul tema, i genitori tendono troppo spesso a minimizzare e ignorare la richiesta di un sostegno da parte di scuola e insegnanti.
Proprio in relazione all’azione genitoriale, Ofcs.report ha raccolto una recentissima analisi elaborata dalla psicoterapeuta Margherita Spagnuolo Lobb, direttrice dell’Istituto di Gestalt Hcc Italy. Si tratta di un decalogo, 10 comportamenti tipici che secondo la dottoressa devono accendere una spia di attenzione particolare da parte del genitore, perché se si manifestano con regolarità, è possibile che il proprio figlio sia un bullo o potrebbe diventarlo.
1.E’ spesso nervoso, impulsivo, o al contrario si chiude in lunghi silenzi.
«Le caratteristiche di un bullo – spiega Margherita Spagnuolo Lobb – sono la spavalderia e la negazione della propria fragilità. A volte questo può tradursi in comportamenti impulsivi frequenti, che mirano ad affermare la propria volontà. Ma il comportamento potrebbe essere anche diametralmente opposto: il ragazzo potrebbe anche chiudersi in lunghi silenzi, in una sorta di “ritiro sociale”, come se vivesse solo covando risentimento e aspettando la possibilità di esercitare il proprio potere perverso».
2. È aggressivo e incapace di esprimere in modo costruttivo i propri stati d’animo.
Un ragazzo che passa molte ore da solo, o che è sempre davanti al computer, o che fa battutine sarcastiche sulla purezza delle ragazze o sull’affidabilità degli adulti, o ancora che reagisce ai rimproveri sbattendo le porte e dicendo parolacce, sostiene la psicoterapeuta, «sta celando nel suo cuore qualcosa che va compreso. E la prima cosa che un genitore deve fare è stare vicino al figlio e osservare i suoi modi di essere, cercando di capirlo empaticamente. Senza scoraggiarsi, perché è solo dalla relazione coraggiosa con i figli, dal non temere di “disturbarli” o di essere soffocanti, che nasce la possibilità che crescano con buone abitudini».
3. In famiglia ci sono storie di abusi, anche solo verbali
«Sappiamo – spiega Margherita Spagnuolo Lobb – che tutti coloro che usano comportamenti di abuso hanno imparato a sottomettere l’altro dalla loro storia familiare. Gli abusanti, tra cui i bulli, sono stati umiliati, non sono stati aiutati a crescere orgogliosi delle proprie forze. Sono ragazzi che hanno subito umiliazioni e vessazioni dai genitori o dagli educatori. Non hanno potuto sviluppare un potere personale pieno e rispettoso verso l’altro. Devono “rubare” la stima di sé ai più deboli, perché l’unico modo che hanno per sentirsi potenti e validi è l’abuso di potere su chi sentono debole. E si sentono legittimati a farlo perché anche loro l’hanno subito. Questa è la chiusura emozionale che questi ragazzi mostrano: non possono accedere alla paura e alla bassa stima di sé che in fondo sentono».
4. Frequenta cattive compagnie
Potrebbe apparire come un segnale “superato”, un richiamo a storie d’altri tempi come Pinocchio traviato da Lucignolo. Invece, sottolinea la psicoterapeuta, il pericolo è ancora attualissimo: «Il genitore deve abbandonare l’atteggiamento “polliannico” di vedere tutto ciò che riguarda il figlio come roseo e innocente. La società malata arriva a lui prima e più che a noi, attraverso internet e attraverso cattive compagnie. I ragazzi hanno bisogno di confrontarsi con i pari, è essenziale per la loro crescita, dunque il genitore deve controllare che compagnie frequenta non per soffocarlo, ma per garantirgli il più possibile un ambiente sicuro. I tempi si sono ribaltati rispetto a qualche decennio fa, in cui il genitore che controllava il figlio era considerato bigotto e ossessivo. Oggi i genitori devono controllare le frequentazioni dei figli e la sfida per loro è proprio il farlo con amore e non con ansia soffocante».
5. Cerca disperatamente di essere membro di un gruppo
A volte un ragazzo o una ragazza possono diventare bulli «non perché non hanno ricevuto rispetto e amore dagli adulti – spiega l’esperta – ma perché si lasciano influenzare dal gruppo. E allora per essere qualcuno in quel gruppo, per dimostrare di non avere paura, imitano chi li istiga. Hanno bisogno di appartenenza, e a volte non ci sono appartenenze alternative per loro. La società offre ben poco per gli adolescenti. Dovremmo tutti attivarci per costruire delle occasioni sane di stare in gruppo: non possiamo più lasciare che i nostri figli crescano da soli, non sempre troveranno le compagnie giuste».
6. Prova imbarazzo davanti a gesti d’affetto
I bulli, spiega la psicoterapeuta, «spesso si mostrano imbarazzati davanti a gesti d’amore e d’affetto dei genitori: non reggono l’emozione di essere amati, e devono fuggirla come un paradiso perduto».
7. Sta sveglio fino a tardi per usare pc e smartphone
Internet ormai è onnipresente, ma continua a essere un rischio. Perché per il bullo, avverte Margherita Spagnuolo Lobb, «andare in Rete è fonte di piacere: un piacere perverso, e quindi ricercato proprio perché necessario a nutrire una stima di sé fragile, fittizia. Si va in Rete per cercare di affermare il proprio potere, insomma, mentre ciò che si evita è sentire la propria fragilità e la propria paura. Oggi non si può dare fiducia alla Rete, e quindi non si ci si può fidare dell’uso che un minore ne fa. Non è questione di non dare fiducia al figlio, ma di garantirgli un ambiente pulito e rispettoso dei suoi sentimenti».
8. Passa troppo tempo in chat o sui social
Su Internet, sono soprattutto le chat e i social network a essere un ambiente pericoloso per i ragazzini. «Per questo – sostiene la psicoterapeuta – un genitore non dovrebbe mai lasciare il figlio molto tempo da solo in chat: le chat e i social educano i ragazzi a un potere manipolativo, a un potere virtuale e impersonale che non passa più dalla relazione umana e dalla negoziazione dei sentimenti. E quindi diventa un ambiente ideale per i bulli. Perché, ad esempio, per una vittima è molto più facile acconsentire alla richiesta di spogliarsi davanti a una webcam che non di fronte a una persona in carne e ossa. L’atteggiamento di controllo da parte dei genitori, dunque, oggi è necessario, e non ci si deve vergognare di farlo. Ricordando che anche il controllo va esercitato con amore e non con ansia. E accettando la possibilità di doversi confrontare con una realtà spiacevole, cioè che il proprio figlio sia un cyber bullo: realtà che, spesso, i genitori non accettano».
9. Non rispetta le regole
Il bullismo spesso è figlio di un’educazione carente sul piano del rispetto delle regole. «Se i genitori non intervengono quando le regole di casa e della famiglia vengono violate – spiega la psicoterapeuta – il bambino, a lungo andare, può cominciare a pensare che questo comportamento non solo sia tollerabile e accettabile, ma anche vantaggioso. Se il desiderio di ottenere qualcosa non incontra ostacoli ed è privo di rischi e conseguenze anche davanti ad atteggiamenti e comportamenti di prepotenza e prevaricazione, diventa normale pensare che tutto è permesso. Che le regole, tutte le regole, si possono tranquillamente infrangere. E che anche la regola di non far male e di non abusare degli altri si può tranquillamente ignorare».
10. Il suo rendimento scolastico è scarso
Gli atteggiamenti di bullismo, spesso, si accompagnano a scarso rendimento e insuccesso scolastico, fino ad arrivare all’abbandono degli studi. «Ciò – spiega Margherita Spagnuolo Lobb – accade in particolar modo per i “bulli gregari”, cioè quelli che agiscono sotto istigazione del gruppo, e che con i loro atti di bullismo ottengono già tutto ciò che desiderano: accettazione da parte del gruppo, notorietà, visibilità, stima. E quindi non hanno più bisogno di impegnarsi nello studio per ottenere dalla società la stessa gratificazione che possono avere in modo più semplice e rapido».