A 16 anni dall’assassinio del professor Marco Biagi, di cui ieri ricorreva l’anniversario, sui muri della facoltà di economia dell’università di Modena, dove insegnava il giuslavorista ucciso, sono comparse alcune scritte ingiuriose nei confronti dello stesso Biagi e di solidarietà per “i compagni combattenti”, con chiaro riferimento ai brigatisti rossi coinvolti nell’omicidio.
L’episodio, dai chiari ed inquietanti contorni, è al vaglio degli investigatori della Questura modenese che, a seguito della segnalazione del rettorato dell’università, tenteranno di risalire agli autori delle scritte.
Proprio in occasione della ricorrenza della morte di Biagi, il figlio del professore ucciso dalle Brigate rosse nel 2002 ha rilasciato un’intervista dai toni durissimi nei confronti dei terroristi rossi invitati, in più di una trasmissione televisiva, a raccontare le loro verità in relazione al periodo degli anni di piombo. In particolare, Lorenzo Biagi, ha duramente stigmatizzato le dichiarazioni di Barbara Balzerani che, durante un dibattito svoltosi all’interno di un centro sociale fiorentino, aveva pesantemente offeso la memoria delle vittime della violenza terrorista definendo il loro un “mestiere”.
Nella stessa intervista, il figlio del professor Biagi, ha sottolineato il fatto di aver privato il padre della scorta in un momento delicato del suo incarico rivolto a una riforma del mondo del lavoro che in attuazione, prese appunto il suo nome.
La sottovalutazione dei rischi, peraltro evidenti, che Marco Biagi correva nel periodo dello studio e della scrittura dei testi di riforma, è alla base dell’omicidio del professore che fu compiuto da un commando della Brigate rosse guidato dal defunto Mario Galesi dopo un lungo periodo di analisi delle abitudini quotidiane di Biagi, in quella che nel gergo brigatista prendeva il nome di attività di inchiesta.