ll gasdotto EastMed è tornato alla ribalta della cronaca grazie al viaggio di Mario Draghi in Israele e riapre una delle questioni più significative dell’attuale fase geopolitica: la ripresa di interesse strategico per il Mare Nostrum, dove l’Italia può giocare un ruolo di primo piano.
Il gasdotto EastMed è progettato da IGI Poseidon S.A., joint-venture tra la Public Gas Corporation greca DEPA e Edison, azienda italiana controllata dal gruppo francese Électricité de France e sarà gestito da Eni, Total, Chevron e da altre note aziende a livello internazionale.
E’ del tutto evidente che l’operazione ha come principali attori l’Italia, la Francia e la Grecia e può essere un buon volano non solo per il raggiungimento dell’obiettivo di differenziare le fonti energetiche, emancipandoci dalla Russia, ma anche per la costituzione di quel possibile insieme di Stati europei che guardano al Mediterraneo e che, se riuniti in un organismo ad hoc, possono avere voce in capitolo nella ridefinizione dei trattati europei, imprimendo all’Unione Europea un marcia nuova, che la faccia uscire dalla follia burocratica nella quale versa e dall’insipienza geopolitica che la contraddistingue.
Il Mediterraneo è un’area geostrategica fondamentale e lo è anche dal punto di vista energetico.
È, infatti, stimato che nella sola regione del Mediterraneo orientale siano presenti 3,5 mila miliardi di metri cubi di gas naturale, l’equivalente delle riserve dell’intero continente europeo, che sono rimasti fin qui inutilizzati a causa di limiti tecnologici, unitamente a fattori economici e geo-politici.