Iran e Azerbaigian sull’orlo della guerra.
Salgono le tensioni ai confini tra i due Paesi e per gli eserciti vige lo stato di massima allerta dopo che la principale strada armena nel sud del Paese, di collegamento con l’Iran, per alcuni chilometri sarebbe finita sotto il controllo degli azeri e più volte assoggettata a blocchi improvvisi da parte dei militari di Baku.
Con questa mossa gli azeri hanno, secondo fonti di Erevan, ottenuto il risultato di strozzare l’economia armena imponendo pedaggi agli autotrasportatori iraniani e minacciando i conducenti armeni.
I militari di Baku hanno preso, inoltre, il totale controllo della miniera di Sotk (Gegharkunik), che si trova a cavallo del confine “fantasma” con l’Armenia, e da dove si estrae principalmente l’oro. L’oro è estratto anche della miniera di Shahumayan, così come dalla miniera di Amulsar, ma il bacino minerario di Sotk è senza dubbio il maggiore sito estrattivo del nobile metallo. Si stima che la miniera rimarrà attiva per 10 anni estraendo 5.700 chili di oro all’anno, che valgono sul mercato, ai prezzi attuali, circa 200 milioni di dollari all’anno.
Per gli armeni le mancate entrate dall’industria estrattiva rappresentano una perdita gravissima, così come l’import export di Teheran attraverso l’Azerbaigian e verso i Paesi caucasici, troncano ogni velleità dei tentativi di ripresa economica del Paese.
Da qui, i successivi contrasti tra Iran e Azerbaigian, riemersi già nel 2018, dopo il ritiro di Washington dall’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA), a cui è seguito il rinnovo delle misure di embargo sulle esportazioni di petrolio da Teheran. Tali contrasti si sono acuiti negli ultimi giorni a causa dell’enorme ondata migratoria dall’Iran a seguito della quale Baku ha chiuso i propri confini.
Sul territorio azero, una repubblica dichiaratamente laica seppur popolata da una maggioranza di musulmani sciiti moderati, le tensioni tra le due massime forze islamiche della regione, la Turchia sunnita e l’Iran di storica fede sciita radicale, hanno raggiunto livelli estremi.
Mentre Ankara ritiene gli azeri “i fratelli di sangue nella regione”, l’Iran accusa Baku di essere troppo filo-occidentale, e di essersi progressivamente avvicinato alle politiche di Israele e statunitensi (e la Turchia naturalmente), soprattutto nel settore della sicurezza e degli armamenti, dettaglio questo che ha fatto letteralmente infuriare l’Armenia, soprattutto durante il conflitto nel Nagorno-Karabakh.
A seguito delle tensioni, i due Paesi hanno schierato le loro truppe al confine e, in particolare, gli iraniani hanno schierato tutta la potenza di fuoco disponibile, con batterie missilistiche e artiglieria da campo che potrebbero accendere l’innesco per l’esplosione del conflitto.
Nei giorni scorsi le truppe iraniane, come dichiaratamente previsto da tempo, avevano condotto esercitazioni complesse con l’utilizzo di mezzi corazzati, droni, lanciarazzi multipli e missili tattici provocando le reazioni scomposte di turchi e azeri.
La diplomazia iraniana getta benzina sul fuoco e coinvolge Israele
Dal punto di vista diplomatico, l’Iran assicura al Presidente dell’Azerbaigian di voler preservare i buoni rapporti tra i due paesi, ma gli iraniani sostengono che ci sono forze israeliane in territorio azero pronte ad attaccare, o perlomeno ad aiutare gli azeri, in un eventuale conflitto. “… Naturalmente, è chiaro che la Repubblica Islamica dell’Iran non tollererà la presenza di spicco di Israele vicino ai nostri confini e in questo contesto intraprenderemo qualsiasi azione ritenuta opportuna per garantire la sicurezza nazionale dell’Iran …”, afferma il portavoce di Teheran.
Trasporti militari turchi verso il confine con l’Azerbagian
Il portavoce agli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, ha aggiunto che “ La Repubblica Islamica dell’Iran si è sempre dichiarata contraria a qualsiasi occupazione del territorio e ha sottolineato la necessità di rispettare l’integrità territoriale dei Paesi e dei confini internazionalmente riconosciuti. Allo stesso tempo, osservare il buon vicinato è una delle questioni più importanti che dovrebbero essere prese in considerazione da tutti i vicini …”.
Un messaggio questo che pare non essere stato recepito da Ankara che ha disposto l’invio di colonne di pesanti armamenti ai confini con la repubblica islamica iraniana.
Manovre diplomatiche e militari che possono avere una chiara chiave di lettura.
La morsa che sta stringendo Teheran e l’isolamento diplomatico stanno quotidianamente ottenendo maggiori consensi”. Dall’Afghanistan dei Talebani all’Iraq sunnita, dal Pakistan alla Turchia, i vicini di casa dell’Iran sembrano non gradire oltremodo l’arroganza del regime degli Ayatollah, sempre più protesi a dotarsi di armamenti nucleari per ottenere l’agognata superiorità nella regione e continuare a perseguire la loro politica di espansionismo sciita.