L’aviazione israeliana è tornata a colpire in Siria. Media online libanesi riferiscono che domenica le forze aeree dello Stato ebraico hanno attaccato una postazione di miliziani fedeli al governo di Damasco nei pressi di Quneitra, nella parte siriana delle Alture del Golan, provocando la morte di tre persone e il ferimento di altre due. Le vittime non apparterrebbero al gruppo sciita libanese di Hezbollah, ma a una formazione che nell’area è composta principalmente da drusi che vivono nella zona del Golan e che sta partecipando con l’esercito regolare a un’offensiva contro i ribelli attorno alla città di Quneitra. Tel Aviv non ha confermato l’attacco, mentre venerdì aveva reso noto di aver colpito postazioni in Siria in risposta a colpi di mortaio lanciati dal territorio siriano verso Israele. Obiettivo del regime di Bashar Al Assad è tentare di cacciare i ribelli dalla strategica città di Quneitra, considerata “porta di accesso” per il Golan.
Mattis a Tel Aviv
La situazione siriana, il ruolo dell’Iran nello scacchiere mediorientale e il conflitto israelo-palestinese sono stati i temi principali affrontati dal segretario alla Difesa degli Stati Uniti, James Mattis, durante la sua visita a Tel Aviv dello scorso venerdì. Il capo del Pentagono è giunto in Israele dopo essersi recato in Arabia Saudita ed Egitto, per affrontare questioni di interesse bilaterale, sicurezza e lotta al terrorismo. In Israele Mattis ha incontrato il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, il premier, Benjamin Netanyahu, il capo dello Stato, Reuven Rivlin, ed altri alti funzionari di Gerusalemme. Gli Stati Uniti “sono impegnati a fermare le minacce regionali e fare tutto il possibile per consegnare un mondo pacifico e libero alle nuove generazioni”, ha detto il segretario alla Difesa Usa. “Penso sia importante ricordare – ha aggiunto – che se le persone buone non si uniscono, le persone cattive possono fare molti danni”. Nella conferenza stampa prima dell’incontro privato con Netanyahu, Mattis ha dichiarato di “essere onorato di essere in Israele, amico di lunga data degli Stati Uniti e alleato nella regione”.
La cooperazione Usa-Israele
Da parte sua, il premier di Tel Aviv, ha affermato che Israele ha percepito un “grande cambiamento strategico” nella politica e nella leadership statunitense in Medio Oriente, nei confronti di paesi come Corea del Nord, Iran e Siria. “E’ stato molto apprezzato nel mondo e nella regione – ha chiarito il primo ministro – e penso si tratti di un cambiamento ben accolto e di fondamentale importanza”. Ricordando le parole “chiare e schiette” del capo del Pentagono su Teheran, Netanyahu ha poi precisato che “confermano le affermazioni forti del presidente Usa, Donald Trump, e le azioni dirette contro l’uso di armi chimiche da parte del ‘proxy’ dell’Iran, la Siria”. In aggiunta, il leader dello Stato Ebraico è tornato sui “pericoli comuni” che Usa e Israele condividono. Primo fra tutti: “l’islam militante”. In particolare, il capo dell’esecutivo di Tel Aviv ha parlato degli “estremisti sciiti capeggiati dall’Iran” e degli “estremisti sunniti guidati dallo Stato Islamico.
In merito, Mattis ha dichiarato che benché l’Iran sembra stia rispettando l’accordo sul nucleare, Washington riconosce la necessità di affrontare “le attività destabilizzanti di Teheran che continua a minacciare Israele ed i paesi della regione attraverso missili balistici, attività cibernetiche e della Marina”. Il capo del Pentagono ha messo in guardia anche sui “pericoli” legati all’alleanza di Teheran con Hezbollah “per mantenere al potere il presidente siriano Bashar al Assad”. Il diplomatico statunitense, infine, ha ribadito “l’impegno assoluto ed incrollabile per la sicurezza di Israele da parte degli Usa per mantenere la superiorità militare rispetto all’Iran e ad altre minacce”. La visita di Mattis in Medio Oriente e Nord Africa si è conclusa domenica.
Nella stessa giornata, a Tel Aviv, un 18enne palestinese della Cisgiordania ha ferito a colpi di pugnale tre uomini e una donna, in via HaYarkon, una delle principali arterie della capitale israeliana. Il terrorista, arrestato sul posto, era entrato nello Stato ebraico con un permesso di un giorno come membro di un gruppo chiamato “Natural Peace Tours” che mira a promuovere relazioni tra palestinesi e israeliani. Il Coordinatore delle attività governative dello Stato ebraico nei Territori, Yoav Mordechai, ha dichiarato che le autorizzazioni di ventiquattro ore concesse a organizzazioni di questo tipo saranno sospese fin quando l’indagine avviata sulla questione non sarà terminata.
@la_sirianni