Kirchner: un attentato per guadagnare consensi?
All’indomani dell’attentato contro il vicepresidente argentino Cristine Kirchner, nuovi particolari emergono disegnando un quadro del tutto diverso da quanto rappresentato in un primo momento.
Dalle prime sommarie ricostruzioni, infatti, venerdì scorso il politico sudamericano, stava raggiungendo la sua abitazione accolta da una nutrita folla di sostenitori pronta ad accoglierla.
Discesa dall’autovettura, era stata circondata dal “primo cordone” di sicurezza, per intenderci, la scorta formale, e dal secondo, formato da agenti mischiati tra la folla.
Nel mentre, in modo plateale considerando la folta presenza di fotografi e telecamere, una mano che brandiva una pistola semiautomatica veniva puntata verso il volto della Kirchner che pareva abbassarsi per evitare di essere colpita quindi, accompagnata rapidamente Dagli agenti, raggiungeva l’abitazione.
Nel frattempo il servizio d’ordine provvedeva a bloccare l’individuo, anche grazie all’intervento di alcuni ignari spettatori, ed accompagnarlo presso gli uffici di polizia. L’arma rinvenuta, una Bersa calibro 32, veniva anch’essa sequestrata come corpo di reato.
Sino a qui la ricostruzione dei fatti.
Molti sono però gli aspetti quantomeno dubbi sulla ricostruzione fornita dalle autorità argentine.
In primo luogo l’attentatore, o presunto tale.
Il 35enne Fernando Andrés Sabag Montiel, nato in Brasile e naturalizzato argentino con qualche precedente penale per porto abusivo di armi, non è certo una nuova conoscenza della Kirtchner.
In passato, infatti, è stato ritratto proprio con il vicepresidente argentino in occasione di incontri pubblici, come dimostrano le immagini che proponiamo in copertina.
In tali contesti, se non proprio come sostenitore, Montiel non si è certo dimostrato ostile alla donna, pur avendone ampia possibilità.
Certo, il personaggio palesa un’evidente vicinanza ad ambienti esoterici, neonazisti accompagnati dai precedenti penali per porta abusivo di armi, nello specifico un coltello, ma appare assai poco per avvicinarlo a uno spietato “lupo solitario o “sicario”di qualsivoglia organizzazione pseudo-politica.
Inoltre, da quanto emerge da un’analisi di esperti commissionata dal webmagazine argentino Total News Agency mostra differenze nell’arma sequestrata rispetto a quella vista nei video al momento dell’attacco alla Kirchner.
L’analisi è stata condotta, ovviamente, analizzando fotografie e filmati.
“Come abbiamo osservato in un articolo pubblicato con gli eventi della giornata, le immagini ufficiali mostravano un uomo che puntava una pistola in faccia a Cristina Kirchner e dalla cui canna usciva un fascio diffuso che poteva essere attribuito al gas, o allo sparo di una pistola ad aria compressa, altri parlavano e mostravano video in cui veniva attribuito a una pistola ad acqua.
La pistola sequestrata è una vecchia arma a singola azione, se fosse stata caricata con lo “scarrellamento “ e senza munizioni in camera, come è stata trovata, avrebbe potuto fare un solo scatto e non due come si sente nei video.
Il video girato da un istruttore di tiro dell’American Shooting Club di Rio de Janeiro, in Brasile, è eloquente, o sembra esserlo. La persona che lo ha realizzato è uno specialista qualificato nell’uso delle armi. La pistola usata dall’aggressore e mossa da sinistra a destra come se intendesse spruzzare qualcosa sul viso della vicepresidente, l’arma sembra essere più lunga di quella sequestrata sulla scena, varia di colore e non ha una banda ventilata, come si può vedere nella fotografia.
L’arma, consegnata da un militante kirchnerista che sosteneva di averla trovata ai piedi di un albero e successivamente sequestrata dalla polizia, non presentava impronte digitali.
Fonti della polizia hanno dichiarato ai media che le impronte sono andate perse quando l’arma è stata calpestata.
Calpestare un’arma non cancella le impronte digitali, questo può accadere solo se viene maneggiata senza le dovute precauzioni o ripulita. Sul caricatore e sulle munizioni dovrebbero esserci delle impronte digitali, che a quanto pare non sono state trovate, e se così fosse, non potrebbe essere successo per caso.
D’altra parte, fonti giudiziarie affermano che il telefono dell’aggressore, Sabag Montiel, è stato resettato. In altre parole, è stato ripulito e non contiene informazioni che possano far luce sull’indagine.
Anche questo non può essere accaduto per caso, in quanto ci sono diversi passaggi che devono essere eseguiti per riportare il telefono “allo stato di fabbrica”. Il protocollo prevede che, al momento del sequestro, il dispositivo venga messo in modalità aereo e la scheda SIM venga rimossa, cioè non emetta né riceva alcun segnale.
Come abbiamo analizzato ieri in un altro articolo, tutto ciò significa che la società non crede all’attentato ed è convinta che si tratti di un’operazione politica, volta a impedire il processo a Cristina Kirchner”.
“Questo ci porta a immaginare diverse ipotesi, come, ad esempio, che arma Sabag Montien abbia riconosciuto come propria in tribunale con un’altra più elementare, da dove provenga l’ormai famoso Bersa 7,65 trovato da un militante kirchnerista e consegnato alla custodia della vicepresidente.
Total News non può affermare nulla, ma solo mostrare le differenze riscontrate e analizzate da un professionista tecnico riconosciuto, responsabile di un’azienda con presenza internazionale.
Finora, gli unici che, con le loro dichiarazioni e azioni, stanno affermando qualcosa sono i membri del partito al governo e i suoi funzionari, che stanno approfittando di questo evento deplorevole per cercare di limitare o annullare l’azione della giustizia nei casi di corruzione che vedono CFK e altri come imputati”.
Sino a qui la ricostruzione di Total news, particolareggiata e chiara a tutti.
Ma andiamo oltre.
Nel filmato si notano i due cerchi di scorta. Il primo formato da agenti in completo scuro, a protezione diretta della vicepresidente.
Ma occorre prestare attenzione ai due uomini che, mischiati tra la folla, costituirebbero il “secondo cerchio” della scorta, quello degli agenti della sicurezza mimetizzati tra gli astanti in modo più discreto.
Proprio questi due appaiono confabulare tra loro e, addirittura volgere lo sguardo in direzione del punto dal quale successivamente apparirà il braccio del “presunto attentatore”.
I due, solo dopo il gesto di rivolgere sul volto della Kirchner la pistola, intervengono correndo a bloccare l’individuo.
Un modus operandi assai sospetto se non addirittura frutto di una messa in scena mal orchestrata o di un’organizzazione della sicurezza risibile.
Subito dopo il presunto attacco, inoltre, la Kirchner, nelle dichiarazioni fornite alla titolare dell’inchiesta, María Eugenia Capuchetti, riferisce di “non essersi mai accorta dell’attacco” e di aver “compreso l’accaduto solo quando è salita nel suo appartamento”. Apparentemente, come riportato da alcuni quotidiani, il gesto della vicepresidente di abbassare la testa e piegarsi verso terra non era che legato che alla volontà di “raccogliere un libro che era caduto a terra”.
La vicepresidente argentina dal 10 dicembre 2019 ha assunto la carica di vicepresidente del paese sudamericano dopo esserne stata a capo del governo dal 2007 al 2015.
Attualmente sta affrontando un processo che la vede imputata per corruzione, un’accusa per la quale rischia una condanna fino a 12 anni di carcere e il divieto di ricoprire cariche pubbliche a tempo indeterminato. In particolare, la vicepresidente è accusata di aver abusato della sua autorità nell’assegnazione di alcuni appalti pubblici in favore dell’imprenditore Lazaro Antonio Baez durante i suoi due mandati presidenziali, dal 2007 al 2015.
Un’eventuale rielezione garantirebbe alla donna l’immunità garantita costituzionalmente, mentre l’accaduto potrebbe portare parte della popolazione a premere su magistrati e giudici incaricati delle indagini, di archiviare le accuse evitando, comunque, il rinvio a giudizio della Kirchner.