Ramallah, dove il confine con Israele è virtuale, ma per la gente del posto è comunque vissuto come un’invalicabile barriera tra “noi e loro”. Sì, esiste anche qui il “muro”, ma più che di cemento è fatto di pregiudizi e odio atavico. È palese la discrepanza tra le condizioni di estrema povertà vissute dai locali in contrapposizione con i numerosi palazzoni dove vivono le famiglie di rango superiore. La Bank of Palestine, indicata come centro di sviluppo, in realtà rappresenta una cattedrale nel deserto, circondata da strade e edifici decorosi solo nelle vicinanze, ma fatiscenti a poca distanza dove la popolazione vive in condizioni di estrema precarietà.
La differenza tra “Noi e Loro” è vissuta quotidianamente
I transfrontalieri si recano quotidianamente oltre confine e, a loro dire, non avrebbero certo ulteriori alternative dignitose. Ma tant’è. L’odio verso gli ebrei è inversamente proporzionale alla necessità dell’Anp di fornire i mezzi di sussistenza per migliaia di famiglie “palestinesi”. Il centro di quella che di fatto è la capitale dello Stato di Palestina, non è molto diverso da quello di decine di altre città mediorientali. Smog, traffico e la volontà delle autorità di mantenere una sicurezza almeno di facciata con auto della polizia disseminate un pò ovunque. La presenza di estremisti è meno palese rispetto ad altre realtà urbane della Cisgiordania, ma le nostre “guide” conoscono bene i punti di incontro dei volontari per la jihad sempre in movimento oltre i confini cittadini. Sì, perchè a Ramallah il timore di infiltrazioni da parte dell’intelligence israeliana è alto e i traffici illeciti in favore delle fazioni terroristiche si effettuano nei quartieri suburbani in direzione di enclavi palestinesi della valle del Giordano e più a nord da e verso il Libano. Non è difficile, ci dicono, colpire obiettivi scelti magari a caso con l’utilizzo di giovani non particolarmente addestrati soprattutto nei pressi delle colonie ebraiche. In fondo la carne da cannone abbonda e i raid, anche se limitati, servono a mantenere alta la tensione tra gli israeliani e offrono un clamore mediatico necessario ad altri reclutamenti di “martiri”. Da non sottovalutare che numerose associazioni “caritatevoli” offrono lauti compensi alle famiglie dei ‘caduti’ che si trovano improvvisamente a godere di condizioni di vita sicuramente più agiate, anche se a prezzo di figli, nipoti o in alcuni casi di mariti.
I finanziamenti che arrivano dal Qatar
In questo i finanziamenti qatarioti giocano un ruolo primario, anche se formalmente sono devoluti allo sviluppo dell’Anp e dei territori che in diversi casi svolgono un mero ruolo di “passacarte” in favore delle cellule di Hamas e Jihad Islamica. Ma la realtà è comunque palpabile. Non si finanzia l’azione terroristica, di per sé compiuta da singoli e quasi sempre con armi artigianali. Gli stanziamenti sono per le famiglie degli autori degli attacchi, considerati “martiri” della Jihad contro Israele e per questo celebrati, compianti e idolatrati. Alle azioni più articolate pensano i miliziani di Gaza e quelli di Siria e Libano, sovvenzionati e armati dall’Iran con vettori prodotti ad hoc da Teheran che a sud di Damasco tenta, senza soluzione di continuità, di guadagnare terreno per ottenere distanze dal confine israeliano più alla portata della gittata dei missili in dotazione.
In aggiunta vanno considerati i tunnel continuamente scavati dalle milizie di Hezbollah e periodicamente scoperti e distrutti dalle truppe di Tsahal. Una costante anche nella Striscia di Gaza dove però l’apparato difensivo stanziale delle truppe israeliane consente delle verifiche quasi quotidiane che, più a sud nella zona del valico di Rafah, vengono condotte con l’ausilio dei militari egiziani.
Una situazione complessiva che, comunque, consente, almeno al nord di Gerusalemme, di non temere al momento rialzi di tensione e di poter ancora lavorare nel tentativo di stabilire condizioni di una pacifica convivenza collaborativa. Certo, in questo giocano un ruolo fondamentale le variabili indipendenti costituite dalle azioni dei singoli, mossi da odio viscerale, questioni economiche o vendette personali, se non da psicosi vere e proprie, ma questo è un dato che sfugge ad ogni previsione, come spesso tristemente rilevato anche in Europa.