La Corea del Nord sarebbe in procinto di effettuare un nuovo test missilistico con un vettore in grado di raggiungere la costa occidentale degli Stati Uniti. La notizia potrebbe anche non sorprendere se non fosse che i dettagli sono stati forniti dal deputato russo Anton Morozov, membro della commissione affari internazionali della Duma, reduce da una visita nel Paese asiatico.
Ma le intenzioni del bellicoso Kim Jong-un sarebbero state recepite in anticipo dall’amministrazione Trump che, proprio in mattinata, dopo avere incontrato i vertici dell’esercito statunitense, riuniti per discutere di Iran e Corea del Nord, ha posato per una foto ricordo con gli alti comandi militari dichiarando che sarebbe stata immortalata “la calma prima della tempesta“.
Nessun commento successivo alla dichiarazione è stato rilasciato dai portavoce del governo Usa, ma le illazioni si sono subito sprecate, anche perché immeditamente messe in relazione con l’esplicita richiesta diretta da Trump agli stati maggiori dell’esercito di una più solerte proposizione di “opzioni militari” ove necessario.
Il summit era stato indetto per discutere della minaccia nucleare della Corea del Nord e l’esame dei rapporti sullo sviluppo di armi atomiche da parte del regime iraniano.
In questo quadro, già di per se allarmante, si inserisce l’acquisto da parte del Giappone di 56 missili a media gittata forniti proprio dagli Usa per fronteggiare la crescente minaccia da parte dei nord coreani.
Il dipartimento di stato americano ha infatti annunciato che l’armata del Sol Levante si munirà della tecnologia dei missili aria-aria AIM-120C-7 dotati di guida radar attiva, prodotti negli USA dalla Raytheon Company, che equipaggeranno i caccia intercettori giapponesi per un costo che si aggira attorno a 113 milioni di dollari.
I test di missili balistici effettuati dalla Corea del Nord, l’ultimo dei quali compiuto il 3 settembre scorso con il lancio e la detonazione di un ordigno all’idrogeno della capacità di 160 kilotoni, continuano a impensierire sia gli Usa che gli alleati sudcoreani, e l’arrivo della portaerei a propulsione atomica USS Ronald Reagan nel mar Cinese Meridionale pare rappresentare un ulteriore segnale dell’innalzamento del livello di allarme.
Da Seul, l’agenzia Yonhap news, citando un anonimo funzionario governativo, ha comunicato che le forze armate sudcoreane concorreranno con quelle statunitensi nell’individuazione, tracciamento ed eventuale intercettazione di missili balistici eventualmente lanciati dalla Corea del Nord e che esercitazioni congiunte si terranno a partire dal 20 ottobre prossimo.
A fronte della situazione di estrema tensione che permane nella regione asiatica, sembra stridere l’assegnazione del premio Nobel per la Pace 2017 all’ONG “International Campaign to Abolish Nuclear Weapons” (Ican), il cui direttore, Beatrice Fihn, 37enne svedese, ha tenuto a dichiarare che “le armi nucleari sono illegali, minacciare di usarle è illegale, svilupparle è illegale. Loro devono fermarsi”. Un candore che fa sorridere, con amarezza.