a cura di Sara Novello
Quarantacinque milioni di coppie in tutto il mondo hanno problemi di fertilità (WHO). Canada, Giappone, Emirati Arabi Uniti stanno mettendo in pratica quella che é considerata una scoperta che cambierà per sempre il volto della inseminazione artificiale. Un trattamento innovativo che, garantiscono molti scienziati, aumenterà i tassi di nascita riducendo il numero di cicli di IVF e la necessità di iperstimolazione ormonale necessaria alla maturazione degli ovuli.
Studi pubblicati su riviste mediche peer-reviewed, tra cui Molecular Human Reproduction (1998), Human Cell (2004), Electronic Journal of Biology (2005), Reproduction Research (2006), Human Reproduction (2001) e Reproductive Biomedicine (2011), hanno dimostrato che l’aggiunta di mitocondri agli ovuli aumenta i livelli di energia cellulare permettendone la fecondazione e lo sviluppo. La salute degli ovuli è un fattore chiave nella fertilità. Livelli adeguati di energia all’interno dell’ovulo sono essenziale per la fertilizzazione e lo sviluppo dell’embrione. Su questo principio si basa Ovascience, clinica Canadese il cui trattamento Augment sta creando non poche difficoltà al mondo scientifico spaccandolo in due: chi a favore e chi contro, puntando il dito proprio sugli stessi studi che ne confermerebbero la validità.
Secondo la scienza la compromessa salute degli ovuli è cosa comune quando la donna arriva a una certa età. Ma anche donne più giovani possono avere una scarsa fertilità a causa di disturbi riproduttivi ereditari, fattori ambientali o altre condizioni mediche. Il trattamento Augment utilizza i mitocondri,veri e propri produttori di energia, prelevati da cellule precursori degli ovuli (EggPC®), situate nel rivestimento protettivo delle ovaie. Tali mitocondri, una volta iniettati nell’ovulo, andranno a integrare quelli già esistenti negli ovuli maturi ma ormai privi di forza, permettendo la fecondazione e lo sviluppo embrionario.
Un metodo che arriva dal passato
Il concetto scientifico alla base di Augment non è nuovo. A metà degli anni ’90, l’embriologo olandese Jaques Cohen e i suoi colleghi dell‘Istituto di Medicina della Riproduzione del New Jersey sperimentarono una tecnica chiamata “trasferimento citoplasmatico”, in cui il citoplasma di un ovulo veniva iniettato negli ovuli di una paziente. Questo metodo, come Augment, fu usato per reenergizzare un ovulo attraverso i mitocondri sani presenti nel citoplasma.
Ma i mitocondri contengono dna trasmesso dalle madri ai loro figli di conseguenza il dna mitocondriale può portare a varie malattie genetiche. Per questo motivo “armeggiare con esso è affrontato con estrema cautela nella comunità scientifica”.
Il primo bambino nato da Augment
Molti endocrinologi riproduttivi ritengono che la scarsa qualità delle uova si verifichi quando i mitocondri in una cellula uovo si disgregano. “Crediamo che questo sia un problema energetico”, ha detto Robert Casper, l’endocrinologo riproduttivo di Toronto che ha contribuito a creare il primo bambino nato da Augment. “Tutte le nostre cellule hanno mitocondri che forniscono energia per tutte le funzioni della cellula. Con la degenerazione dei mitocondri diminuiscono anche le possibilità di una donna di rimanere incinta in quanto gli ovuli invecchiano, i mitocondri si esauriscono subendo mutazioni nel loro dna e non producendo più abbastanza energia per creare una blastocisti” (stadio in cui un embrione raggiunge i cinque giorni dopo la fecondazione).
“Il trattamento Augment mira a migliorare la salute delle cellule uovo iniettando i mitocondri sani dal proprio corpo nell’ovulo stesso, per aumentare la sua energia in modo che possa raggiungere la fase di impianto senza sviluppare anomalie cromosomiche lungo la strada. Processo che avviene prima della fecondazione in vitro”.
Critiche e controversie
Il metodo in Canada e Giappone ha aiutato con chiare evidenze molte donne a rimanere incinta. Donne che per anni avevano tentato i metodi “tradizionali” tipici della inseminazione assistita a oggi riconosciuta.
Nonostante dati rilevanti, la Us Fda vietò la procedura nei primi anni 2000, poiché considerata terapia genica in quanto i bambini presentavano tracce di Dna di tre persone: la madre, il padre e la donatrice “mitocondrale” femminile (al contrario il Regno Unito approvo’ tale metodica).
Nel frattempo i ricercatori dell’Università di Harvard, in particolar modo il biologo Jonathan Tilly e i suoi colleghi scoprirono le “cellule precursori” degli ovuli cioè le cellule staminali dell’uovo nelle ovaie di topi femmina in grado di generare uova completamente nuove. Le scoperte di Tilly, pubblicate sulla rivista Nature nel 2004, furono accolte con perplessità e scetticismo dall’intera comunità scientifica: le cellule precursori esistono relamente?
Un documento informativo del 2014 della Us Fda, seguito da diversi studi clinici del 2015 a livello Europeo, dichiararono che a riguardo “c’è disaccordo sulla loro esistenza”.
Più di otto anni dopo, Tilly e il suo team ad Harvard dichiarò di aver individuato cellule precursori nello strato esterno della corteccia ovarica.”Queste cellule non sono esposte all’attività metabolica, quindi non sembrano invecchiare come fanno gli ovuli nel resto dell’ovaio – dichiarò il suo collega, Casper – Sicuramente esse sono reali”. Da questa scoperta il dottor Tilly co-fondò OvaScience nel 2011 con l’imprenditore Rich Aldrich, un imprenditore biotech, e David Sinclair, un professore di genetica alla Harvard Medical School, creando Aigment come trattamento di punta.
Il metodo attuale non utilizza mitocondri da una donatrice. Essi vengono prelevati (tramite un intervento di laparoscopia) dalle cellule precursori situate nel tessuto ovarico della stessa donna, eliminando così il problema di mescolare il dna mitocondriale di un donatore di terze parti.
In apparenza il problema sembra essere stato risolto ma il mondo scientifico guarda ancora perplesso al trattamento Augment in quanto l’impatto a lungo termine sui bambini nati è ancora sconosciuto.
Motivi scientifici, etici o burocratici?
Il metodo non è stato sottoposto a test a lungo termine dunque non è una sorpresa che la Us Fda non lo abbia ancora approvato. Fino a qualche anno fa, OvaScience stava creando una clinica negli Stati Uniti, ragionando sul fatto che Augment si era qualificato come un tipo di “dispositivo medico” e quindi non sarebbe stato soggetto a normative federali.
Nel 2013, la Us Fda informò la società che Augment rientrava nella sua sfera giuridica in quanto “include procedure che coinvolgono la terapia genica e il trasferimento di tessuto umano”. La Us Fda voleva che OvaScience inserisse Augment come un nuovo farmaco/ trattamento cosa che avrebbe richiesto anni per essere approvato. La società, forte dei suoi studi smise cosi di praticare la procedura negli Stati Uniti, concentrandosi su strutture internazionali (Canada, Giappon,e EAU) eliminando il problema.
La controversia rimane: il Dna mitocondriale estratto da una cellula precursore, che sarà poi trasmessa da madre a figlio, generazione dopo generazione, potrebbe portare a malattie o mutazioni genetiche? Questa è la domanda a cui C.Givens ( endocrinologo riproduttivo) la Us Fda e altri nel campo vogliono una risposta. Gli effetti di possibili mutazioni del Dna mitocondriale possono non essere evidenti fino a molto tempo dopo la nascita. Gli scettici sostengono che sono necessarie ulteriori ricerche prima di approvare qualsiasi cosa.
“Nessuna agenzia di regolamentazione deve ancora stabilire se la terapia genica è sicura ed efficace”, ha detto Alan Copperman, un endocrinologo riproduttivo del Mount Sinai Hospital di New York. “Questo tipo di tecnologia deve essere portato alla pratica clinica in modo sicuro e ponderato. Ma nulla deve essere escluso”.
Molti medici negli Stati Uniti nutrono grandi speranze per Augment
La clinica del Dr Michael Feinman, un endocrinologo riproduttore di Fertility HRC nel sud della California sta gettando le basi nell’attesa che la Us Fda dia il via libera.
La Us Fda non ha commentato lo stato attuale di Augment, che ad oggi è in revisione. Ma i prodotti biologici quali cellule umane, tessuti, prodotti cellulari e tissutali sono soggetti a ulteriori regolamenti per prevenire l’introduzione, la trasmissione e la diffusione di malattie genetiche trasmissibili.
Futuro e limiti
Il dottor Casper, che ha praticato Augment per anni dal Toronto Center for Advanced Reproductive Tecnology, ultimamente ha dichiarato: “Questa è una procedura completamente sicura, stiamo inserendo i mitocondri della stessa donna, non stiamo modificando geneticamente nulla nell’embrione”. Di recente ha presentato alcuni dei suoi risultati alla conferenza di Controversies in Obstetrics, Gynecology & Infertility a Francoforte, in Germania.
Nella sua presentazione, Casper ha descritto 34 donne (con un’età media di 36 anni) che avevano precedentemente subito una fecondazione in vitro standard, con scarso successo, tra cui solo il 10% era in grado di rimanere incinta con IVF standard.
Dopo solo un ciclo di Augment, sulle stesse donne si sono avute 12 gravidanze cliniche (cioè con battito fetale), nove attualmente in corso, più il parto in vivo nell’aprile del 2015. Casper definisce il trattamento “estremamente promettente”.
Ad una riunione annuale della Società europea per la riproduzione umana e l’embriologia altri clinici hanno riportato risultati ugualmente impressionanti. In particolare Michael Fakih, fondatore di Fakih IVF, una delle principali cliniche per la fertilità negli Emirati Arabi Uniti (Dubai), ha parlato di 59 donne (con un’età media di 37,3 anni) che hanno sofferto a causa degli insuccessi della fecondazione in vitro. Dopo aver subito un ciclo di Augment, afferma che il loro tasso di gravidanza clinica è aumentato di cinque volte, passando dal 4 al 22%.
Allo stesso modo, a giugno, una clinica turca che utilizzava Augment riferiva la prima nascita in Turchia, dove una donna aveva precedentemente subito sette cicli di fecondazione in vitro senza gravidanza. Mentre i risultati della conferenza devono ancora essere verificati, OvaScience dichiara che Augment ha portato a sei nascite.
In conslusione il potere di Augment può aiutare a rigenerare ovuli non più giovanissimi fornendo energia necessaria al loro sviluppo, ma il paziente deve essere in grado di produrre almeno un ovulo sano, privo di anomalie cromosomiche, affinché il trattamento funzioni e questo può essere difficile per una donna di oltre 40 anni.