Per dare luce alla vastissima produzione artistica di Giambattista Piranesi, figura centrale del ‘700 europeo, grazie alle sue celebri incisioni che ritraggono vedute mozzafiato delle rovine romane, ha preso avvio la mostra “Piranesi. La Fabbrica dell’utopia“, nella cornice di Palazzo Braschi dal 16 giugno al 15 ottobre. Ed è proprio la location a dare una marcia in più al ricco allestimento delle oltre 200 opere grafiche, disposte nelle 22 sale del primo piano dell’ultima dimora eseguita su committenza papale per volere di Pio VI Braschi (1775-1799).
Il palazzo è un “altro personaggio importante della mostra – spiega Luigi Ficacci, che ne è curatore insieme a Simonetta Tozzi – un gioiello settecentesco classico e rinascimentale allo stesso tempo, oggi divenuto un organismo architettonico che funziona a perfezione raccordando Piazza Navona, Piazza San Pantaleo e la strada di Pasquino”. Ma non solo, perché il visitatore avrà l’opportunità di ammirare la “Veduta di Piazza Navona“, opera tratta dalle “Vedute di Roma” (1745-1778), proprio accanto alla finestra da cui si osserva lo stesso panorama e magari si chiederà da che punto del fabbricato Piranesi abbia ritratto tale bellezza.
“L’esposizione si adatta perfettamente allo spazio nel quale si trova – sottolinea il sovrintendente capitolino ai Beni Culturali, Claudio Parisi Presicce – questa è una mostra pensata per Palazzo Braschi”. Le numerose sezioni in cui è divisa ripercorrono la storia del genio veneziano tra arredi e reperti archeologici: dagli anni della formazione al suo arrivo nella Capitale nel 1740, dalle celebri acqueforti delle “Vedute di Roma” ai “Capricci”, eseguiti ancora sotto l’influsso di Tiepolo, fino alla serie delle “Carceri” e alle raccolte di antichità romane. Un talento poliedrico: oltre che straordinario incisore, Piranesi è archeologo, ingegnere, antiquario, architetto e designer.
A dare unità a una vita artistica così variegata ci hanno pensato i curatori della mostra, integrando le opere del fondo del Museo di Roma e quelle della Fondazione Giorgio Cini, che gli ha dedicato un importante allestimento nel 2010. Da qui provengono vasi, lucerne, candelabri e cippi, tutti oggetti che sono stati riprodotti in 3D da progetti piranesiani del repertorio delle “Diverse Maniere di adornare i Cammini” e da altri trattati in cui l’artista illustra pezzi antichi di arredamento. Ma “abbiamo pensato di rappresentare l’unità inventiva di Piranesi – ha specificato Ficacci – nella sua identità di architetto”.
Da questa intuizione è nata la scelta di affidare al laboratorio di robotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa il compito di realizzare un filmato tridimensionale delle “Carceri d’invenzione”, 16 tavole prodotte dal genio ingegneristico di Piranesi tra il 1745 e il 1750, e recepite come espressione dell’immaginazione più fantasmagorica, quindi difficile da rappresentare. Controprova della loro fabbricabilità è invece una sala dove il visitatore si immerge nella realtà aumentata delle “Carceri”, grazie anche all’ausilio di appositi occhiali. Ma le sorprese continuano.
Ultima tappa del percorso espositivo una carrellata di scatti di Andrea Jemolo, interprete d’eccezione dell’unica testimonianza dell’attività architettonica di Piranesi, S. Maria del Priorato all’Aventino, luogo magico a cui non è possibile accedere in quanto proprietà dei Cavalieri di Malta. “L’ispirazione per questo lavoro è stata l’amore che ho per Piranesi – racconta il fotografo – da anni posseggo quattro sue incisioni e sono le opere ad avermi mosso molto naturalmente verso lo studio dei dettagli architettonici che ho indagato nelle mie foto”.
L’evento, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è organizzato dall’Associazione MetaMorfosi e Zètema Progetto Cultura.