Mai come in questo ultimo anno l’Europa era apparsa così in crisi, così defilata rispetto ai numerosi cambiamenti geopolitici in atto. Lo spettro dell’irrilevanza politica, militare, culturale di quella che per millenni aveva rappresentato il crocevia degli equilibri mondiali comincia, finalmente, ad aleggiare anche nelle stanze delle bizantine istituzioni comunitarie. C’è da chiedersi quale possa essere la via di fuga da un declino già da molto tempo in atto: Europa a due velocità, Europa dei popoli e delle nazioni oppure, al contrario, allargamento delle prerogative del Parlamento, unico organismo, ad oggi, rappresentativo delle comunità elettorali dei rispettivi Paesi, e meno poteri al Consiglio che è di fatto la mente, il motore e l’esecutore, assieme alla Commissione, dei processi decisionali europei. Di tutto ciò che sarà o che non sarà l’unica certezza, nel bene o nel male, è il ruolo che vorrà ritagliarsi la Germania, il contraente forte e unico attore del vasto campo di gioco in grado di poter mutare, nel breve termine, le strategie di una istituzione per molti versi morente.
I recentissimi sondaggi diffusi dalla stampa tedesca dimostrano che qualcosa a Berlino sta cambiando, e piuttosto in fretta. La apparentemente inamovibile e imbattibile Angela Merkel, la più longeva tra i leader europei, in sella da ben dodici anni, pare soffrire e non poco la discesa in campo di Martin Schulz, volto vecchio alle cronache europee ma formidabilmente nuovo nel campo politico tedesco. In pochi giorni, dopo la rinuncia alla contesa di Sigmar Gabriel, Schulz riesce a battere 50 a 34 Merkel nelle intenzioni di voto personale. E se è vero che il sistema tedesco è a forte trazione partitica il moribondo partito socialdemocratico dell’Spd ha visto una impennata di consensi: dal 20% di inizio gennaio al 28% di queste ultime settimane, segno evidente di come la riconferma della Merkel non appaia più, come in passato, un passaggio scontato. Il tutto all’interno di un quadro economico interno assolutamente felice che lasciava presagire, fino a pochi giorni fa, una cavalcata vittoriosa della maggioranza relativa attuale del Cdu-Csu.
Non c’è dubbio: l’Europa a trazione tedesca è una realtà con la quale le cancellerie europee hanno imparato a far i conti da tempo e difficilmente il ruolo preponderante della Germania sarà destinato a scemare, nonostante un eventuale cambio al vertice del Paese. Tuttavia Schulz, agli occhi dei dirimpettai europei, può di certo apparire come l’uomo in grado di recuperare un rapporto incancrenito dal rigore imposto dalla Merkel da quasi un decennio. Non solo, Schulz, a differenza di moltissimi suoi colleghi conosce l’Europa da dentro come nessun altro ed è scontato che i suoi rapporti ventennali all’interno della macchina comunitaria possano giovare ad un recupero del complesso confronto politico tra Germania ed Europa. Rimane, certo, la difficoltà di condurre una campagna elettorale di rottura rispetto all’esperienza attuale: l’Spd è al governo (per la seconda volta dal 2005) con la Merkel e Schulz divenne Presidente del Parlamento con l’appoggio decisivo del governo tedesco. A ciò si aggiunga che faticosamente Schulz potrà cavalcare il consenso di una crisi che in Germania, di fatto, non c’è. Il piano d’azione per smentire la Merkel e per batterla rimane dunque uno ed uno solo: sfruttare il malcontento continentale verso le politiche europee della sua (ancora per poco tempo) alleata. Un compito di certo non agevole ma che, se riuscisse, aprirebbe in Germania una nuova era in segno della continuità dal punto di vista interno ma di totale discontinuità all’esterno. Se l’esito del voto di settembre consegnasse una sostanziale parità tra i socialdemocratici e i democristiani, come avvenuto nel 2005, tra i due, stavolta, il favorito sarebbe Schulz anche a fronte della relativa crescita dei due interlocutori naturali dell’Spd: la Linke e i Verdi.
Le elezioni federali in Germania si apprestano, dunque, a divenire delle elezioni europee a tutti gli effetti: Merkel contro tutti. E sarà una sfida che inciderà più di ogni altra sulle nostre vite e sulle nostre tasche.