Wuhan nel 2020 in confronto era l’Eden. Ma cosa sta accadendo a Shanghai a due anni dall’inizio della pandemia? Scene raccapriccianti, diffuse su vari social, dalla metropoli cinese che conta ben 26 milioni di abitanti da giorni sottoposta a un rigido lockdown.
Sarebbe scoppiata la rivolta tra gli abitanti della città che, dallo scorso 28 marzo, sono costretti a vivere rintanati nelle proprie abitazioni per la carenza di cibo e per i metodi piuttosto “spicci”, per usare un eufemismo, del regime comunista cinese per indurre i residenti al rispetto delle regole. Che da quelle parti non è certo una novità. La novità è piuttosto la ribellione dei cittadini di Shanghai, tale da scatenare quasi una rivolta popolare, quasi una guerriglia urbana. La politica della “tolleranza zero“ del governo di Pechino, che punta allo “zero rischio Covid”, avrebbe portato all’esasperazione la popolazione.
A Shanghai lockdown disumano
Nei video si vedono saccheggi e scontri con le forze dell’ordine. Gente che urla disperata dai balconi per la fame. Addirittura c’è chi ha messo in mostra, sempre sul balcone di casa, il frigorifero vuoto per manifestare la propria disperazione. Mentre si parla di minori separati dai genitori perché positivi al Covid, animali domestici, cani e gatti, barbaramente uccisi a bastonate perché considerati anche essi untori. E ancora, sigilli sulle porte delle case di coloro che sono in quarantena e trasferimenti forzati di persone nei centri Covid. Un lockdown “disumano“, e c’è chi grida proprio all’allarme diritti umani nella città di Shangai. Ci sarebbero addirittura casi di suicidio.
Dipartimento di Stato Usa ordina il rientro da Shanghai del personale non essenziale
E anche il Dipartimento di Stato americano ha ordinato “al personale non essenziale nella metropoli cinese di lasciare il consolato con le proprie famiglie a causa dell’impennata dei contagi e dell’impatto delle restrizioni imposte dalla Cina”, mentre ha espresso “preoccupazioni per la sicurezza e il benessere dei cittadini statunitensi”. Oltre ai video diffusi sui social, sui quali lecitamente si possono esprimere dubbi e perplessità, qualcosa di allarmante nella città di Shangai sta avvenendo. Anche se in merito all’ordine di ritiro dello staff del personale americano il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha espresso la “ferma opposizione” del suo Paese, bollando come “strumentale e politica la questione dell’evacuazione”. Ordine che avrebbe provocato “forte insoddisfazione” al governo di Pechino. E Zhao Lijian ha poi rincarato la dose: “Gli Stati Uniti dovrebbero smettere immediatamente di attaccare la politica cinese di prevenzione delle epidemie, di usare l’epidemia per impegnarsi in manipolazioni politiche e di diffamare la Cina”, ha aggiunto.
Il lockdown blocca i trasporti e la logistica
E intanto il lockdown blocca anche il trasporto di container e le società di logistica e le compagnie aeree e marittime lanciano l’allerta anche per le merci. “Oltre il 90% dei camion è fuori servizio. Ai tir è vietato entrare e uscire dalla città di Shanghai senza un permesso speciale, valido solo 24 ore, e solo su percorsi specifici. E anche con questa organizzazione è possibile che i mezzi prenotati vengano requisiti dal governo per trasportare forniture di aiuti”, ha affermato la Seko Logistics. Mentre anche altri operatori confermano il blocco di camion e container.
Un lockdown duro, durissimo, tanto da indurre alla rivolta anche il “paziente” popolo cinese, purtroppo abituato alle vessazioni del regime comunista di Xi Jinping, negli ultimi giorni sotto ai riflettori mondiali perché sarebbe uno dei candidati determinanti per fermare Putin e la guerra in Ucraina, considerando sicuramente più il suo interesse nel ristabilire la quiete sui mercati per proseguire la scalata globale della Cina che le sue attitudini democratiche. E la situazione di Shangai docet.
Un inferno a due anni dall’inizio dell’inferno Covid. E sembrerebbe peggiore del primo. Tutto per una nuova variante o per un nuovo virus?
“La Cina ha sbagliato tutta la gestione della pandemia perché è stato inseguito il miraggio del ‘Covid zero’, che era irraggiungibile – spiega l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco – E quindi il Paese ora si trova con una popolazione dove il virus non ha circolato. E con una popolazione immunizzata da un vaccino che funzionava poco e male. Ma il rischio di un nuovo lockdown nel nostro Paese non esiste”.
Tutto questo avvalorerebbe quindi la tesi della nuova variante e non quella di un nuovo virus.
Ma con la Cina, nonostante le rassicurazioni di Lopalco, c’è sempre poco da stare tranquilli.