Tutto avremmo pensato tranne che potesse veramente scatenarsi tale bufera attorno ad un nome, quello di Paolo Savona, che vanta una lunga esperienza nella vita politica ed economica italiana. Non basta, agli avversari del professor Savona, la garanzia d’esser stato ministro di Ciampi, collaboratore dell’unico Nobel italiano per l’economia e ancora direttore generale di Confindustria. Secondo le ricostruzioni di questi giorni, infatti, al Quirinale sarebbero preoccupati non dell’inattacabile curriculum del professore, piuttosto delle posizioni pesantemente critiche verso il sistema monetario europeo.
In effetti va ricordato come l’area ciampiana non sia nuova a feroci critiche al binomio Euro-Germania: “L’Euro funziona solo per la Germania” dichiarava Romano Prodi, di cui Ciampi fu ministro del Tesoro. Una posizione non poi troppo lontana da quella oggetto delle perplessità del Quirinale: “La Germania ha sostituito la volontà di potenza militare con quella economica. Bisogna ricorrere a un piano B per uscire dall’euro, se fossimo costretti”. Una frase che, se letta interamente e declinata in un contesto non astratto come quella di una lettura di un sommario, farebbe ricredere gran parte dell’opinione pubblica oggi spaventata dalle presunte derive euroscettiche di Savona. Ma non basta. Un altro passaggio delicato è quello delle anticipazioni trapelate dal nuovo libro dell’economista, quello de “L’euro è una creatura costruita male attuata con leggi ordinarie da parlamenti impreparati e superficiali subordinate a élite che illudono i popoli”. Ebbene, pensiamo che non si legga nient’altro che normali riferimenti ad alcuni processi decisionali non previsti nell’ordinamento italiano in tema di trattati europei che altrove, come in Francia, invece, hanno tenuto. Brexit, insomma, non c’entra niente.
Se in effetti, come non pensiamo, l’Italia fosse messa nelle condizioni di uscire dall’euro, ci stupiremmo dell’inesistenza di un piano B. E certa politica, che da decenni appalta le decisioni economiche ai ministri dell’Economia tecnici (come Ciampi, Amato, Dini, Siniscalco, Padoa Schioppa, Monti, Grilli, Saccomanni, Padoan, tanti e tutti sono stati ministri tecnici dell’economia negli ultimi 24 anni, compreso Monti che a lungo mantenne la delega al Mef) e nonostante sia digiuna di politica economica, continua a gridare allo scandalo alla sola candidatura di Savona che forse spaventa per il peso di curriculum incontestabile, un too big to fail per il Colle.