L’illusione del potere di Khamenei. Come la negazione della realtà, la repressione e la concentrazione del potere erodono le fondamenta di un regime dall’interno. Nella storia contemporanea, pochi fenomeni hanno generato crisi sociali profonde e crolli politici quanto l’illusione dei leader autoritari rispetto al proprio potere e alla loro legittimità. Questa illusione non solo demolisce le istituzioni, ma trascina la società in un ciclo logorante di negazione, repressione e autodistruzione.
Il cuore del potere in una sola persona
Nel caso in esame, Ali Khamenei, guida suprema dal 1989, non è soltanto la figura simbolica, ma il vero architetto di un sistema securitario-ideologico: nessuna decisione significativa viene presa senza il suo benestare.
Repressione culturale e negazione dell’identità
Sotto la sua leadership, qualsiasi diversità linguistica, culturale o religiosa è stata percepita come minaccia alla “unità nazionale”. Le lingue madri locali sono state escluse dall’istruzione, le tradizioni represse e l’identità persa in nome dell’omologazione.
Soppressione delle libertà fondamentali
Nel regime concepito da Khamenei, non c’è spazio per la libertà religiosa, la scelta del proprio abbigliamento, l’orientamento sessuale o il dissenso pacifico. In casi come le proteste dell’ottobre 2019, la risposta è stata un uso sistematico della violenza, non il dialogo.
Le figure chiave del potere fedele a Khamenei
Non si può comprendere la portata del sistema repressivo senza menzionare le figure che hanno sostenuto e attuato le politiche di Khamenei:
Qasem Soleimani, comandante della Forza Qods, aveva un duplice ruolo: guida delle operazioni regionali e segno tangibile della strategia di influenza di Khamenei.
Ali Shamkhani, ex segretario del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, ha coordinato – su mandato diretto della Guida – la repressione delle proteste interne.
Ebrahim Raisi, attuale capo del potere giudiziario, è da decenni tra coloro che hanno attuato gli arresti, le sentenze e le esecuzioni dei dissidenti.
Ahmadreza Radan e Hossein Ashtari, comandanti della polizia, hanno guidato le operazioni di controllo e repressione nelle piazze.
Mahmoud Alavi, già ministro dell’Intelligence, e Hossein Taeb, ex capo dell’Intelligence dei Guardiani della Rivoluzione, hanno organizzato reti ombra di arresti e torture.
Sadeq Larijani, ex presidente della magistratura, ha trasformato la giustizia in un braccio esecutivo al servizio diretto di Khamenei.
Crisi di legittimità
Mentre Khamenei continua a dichiararsi voce del popolo, il distacco tra potere e società è ormai evidente e nemmeno i media ufficiali riescono più a nasconderlo. Si parla di “sicurezza”, ma la realtà mostra solo disillusione, ingiustizie e risentimento.
La fine inevitabile dell’illusione
La storia insegna che nessun sistema – per quanto radicato e sorretto da una figura carismatica come Khamenei – può sfuggire indefinitamente alla volontà popolare. L’illusione dei dittatori ha sempre una fine; la domanda centrale è soltanto quando?